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Conferenza Chioggia 11 6 2015

 
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In occasione del raduno a Chioggia dei Venturieri e delle barche dell'Associazione vela al terzo, i soci della Compagnia della Marineria hanno portato il trabaccolo Nuovo Trionfo all'ormeggio in Piazza Vigo. Nell'occasione abbiamo tenuto una conferenza sulla storia dei trabaccoli e sugli scafi sopravissuti. Mi sono alternato con Enrico Marchesan che ha recitato alcuni brani relativi alla vita dei pescatori chioggiotti
Il Nuovo Trionfo a Chioggia
 
Apertura dei lavori con da sinistra: Massimo Gin, Enrico Marchesan, Gilberto Penzo, Plinio Boscolo Todaro e Alfredo Zambon.
 

 Giberto Penzo

 
Enrico Marchesan vestito da pescatore racconta la leggenda della Valle dei sette morti.
 
 

Abbiamo conosciuto anche il signor Plinio Boscolo Todaro, nato il 24 maggio 1924 a Sottomarina.

La sua famiglia aveva acquistato il trabaccolo “Ardito Pescatore” costruito a Rimini nel 1929 armato con vele al terzo, ma poi dotato di un motore “a testa calda” acquistato a Trieste. Era impiegato per la raccolta e la vendita del pesce novello agli allevatori navigando fino in Puglia, a Brindisi e in Sicilia, a Siracusa. Il ritorno durava anche una settimana e lo stato del novellame nelle tinele doveva essere sorvegliato giorno e notte con un continuo ricambio di acqua di mare, pena l’asfissia. Racconta che nel dopoguerra c’era chi portava a bordo le bombole per ossigenare l’acqua, ma doveva tenerle nascoste perché gli allevatori ritenevano che il novellame si deteriorasse.

Alla raccolta del pesce novello – che iniziava “dai Santi” - chiarisce che non si tratta di Ognissanti, ma dell’11 giugno – seguivano altre attività, come il trasporto di angurie a Trieste, e successivamente il trasporto di legna da Cherso. Il trabaccolo fece anche due stagioni di pesca vera e propria a strascico. Ma ogni possibilità di lavoro era buona. Racconta che si imbarcò da piccolissimo per una “vacanza” estiva in cui navigarono fino alle isole greche effettuando continuamente trasporti di merce varia da porto a porto lungo l’Adriatico. Per proteggere il carico dall’acqua del mare e dalla pioggia usavano stendere un telo rosso impermeabilizzato che veniva chiodato lui quattro lati.

Dopo la guerra la famiglia acquistò un trabaccolo più grande – l’ Antonia Scarpa - con la quale trasportavano carbone dalle coste dalmate. Parla anche di un’altra barca – un piffaro – che si chiamava Lucio Polo. Il lavoro coi trabaccoli durò fino al 1966. (notizie raccolte da Paolo Stefinlongo)

 
 
Bis a bordo dopo una lauta cena e abbondanti libagioni.
 
Come mia abitudine approfitto della visita a Chioggia per aggiornare il mio archivio sulle poche barche tradizionali, alcune ben restaurate altre meno

Il bragosseto "Ser Leo" ottimamente restaurato da Andrea Penzo

Il bragosso 'Stella'

 
 
e la flotta di Ulisse I, II e III
 
 
 
 
 
 

La bellissima piazza Vigo e la casa, ai piedi del ponte, dove sono nato.

 

Per finire una delle foto mie sul ponte di Vigo, quando ancora abitavo a Chioggia

 

 

 

: penzo.gilberto