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 Piero Menetto

 
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Piero Menetto mentre sta calafatando una sanpierota

 

E' morto sabato Piero Menetto, uno degli ultimi (l'ultimo?) costruttore di barche tradizionali lagunari, e uno dei miei preferiti perché le costruiva ancora secondo i collaudati metodi millenari senza fronzoli senza "migliorie" in modo si potrebbe dire "ruspante". Che non vuol dire rozzo o raffazzonato ma basato sulla logica ferrea della nautica (e di tutti i mestieri veri) che: il meglio è nemico del bene.

Ci ricordava, e dimostrava, che per fare una sanpierota ma anche una nave serve: un spiazzo, del buon legno, qualche sesto o mezzo modello e tanto, tanto, occhio e abilità.

Aggiungo e termino ricordando per gli increduli che in tutta la laguna una sanpierota si costruiva in una settimana e uno s-ciopon in due giorni, ed il prezzo era calcolato un tanto al metro.

Speriamo di riuscire a breve ad inserire su questo sito il video che abbiamo girato durante una visita con gli allievi del corso per Maestri d'ascia, che lo riprende mentre ci spiega con la consueta semplicità e bonomia i segreti (inesistenti...) del suo mestiere.

 

 

 
Il Gazzettino del 29 Gennaio 2008
Saranno celebrati domani, alle 11, nella chiesa di ...
Saranno celebrati domani, alle 11, nella chiesa di Ognissanti a Pellestrina, i funerali di Pietro Menetto , lo squeraiolo 60enne spentosi sabato pomeriggio all'ospedale civile di Venezia, dopo una brevissima e fulminante malattia. Una vita spesa in gran parte in cantiere, ad esercitare quello che per lui non era soltanto un lavoro, ma una grande passione. E proprio questa grande passione, che lo portava a lavorare praticamente giornate intere, ininterrottamente, unita ad un carattere positivo e ad una gentilezza d'animo non comune, lo ha reso nel corso degli anni una persona molto stimata.

La sua carriera inizia a 16 anni, quando per un po' di tempo fa il lavorante nel cantiere dei fratelli Attilio ed Angelo Schiavon, gli inventori della sampierota. Pietro impara presto il mestiere, anche perchè la sua famiglia, i Menetto , è squeraiola da generazioni. Il primo loro cantiere appare infatti nei documenti dell'isola già nel 1764. La tradizione, tramandata di padre in figlio, arriva ai cugini Vitto e Pompilio, che decidono, all'incirca nel 1955, di dividersi. E così, dopo l'esperienza con gli Schiavon, Pietro inizia a condurre la sua parte di cantiere, quella del padre Vitto, mentre i fratelli Attilio e Gabriele portano avanti la parte di Pompilio. I due cantieri sono vicinissimi, praticamente comunicanti, posizionati vicino al cimitero di Pellestrina, ma ciò non porta rivalità.

«Era bravissimo - racconta il cugino Attilio - creava opere d'arte. Ha realizzato delle sampierote bellissime; una l'anno scorso è andata in Germania, ma anche topi e pescherecci di grandi dimensioni. La sua clientela proveniva principalmente dal Veneto, con in testa le remiere di Mestre, che hanno molte sue imbarcazioni». Ma il cugino Attilio si sofferma anche nel rapporto umano: «Mi mancherà, più che cugini eravamo fratelli. Ci parlavamo da cantiere a cantiere. Era bello».

Annalisa Busetto

 


 

 Piero Menetto mostra il progetto per fare le sue sanpierote e topi: un sesto e due sagome.

Menetto era anche uno degli ultimi squerarioli che usavano il sistema dei mezzi modelli o canovete per fare le barche maggiori, sia a spigolo che tonde.

Mezzi modelli di pescherecci

 

Lo squero Menetto a Pellestrina, Venezia, visto dall'acqua.

 
: penzo.gilberto