La cerimonia aveva originariamente
un carattere propiziatorio con il mare. Si svolgeva con
una solenne processione di imbarcazioni, guidata dalla
nave del doge (dal 1253 il Bucintoro), che usciva
dalla laguna attraverso la bocca di porto del Lido. Qui,
nelle acque antistanti la chiesa dedicata a San Nicolò,
patrono dei naviganti, veniva recitata una preghiera
affinché "per noi e per tutti i navigatori il mare possa
essere calmo e tranquillo"; successivamente il doge e
gli altri venivano solennemente aspersi con l'acqua
santa, il resto della quale veniva poi versato in mare
mentre i sacerdoti intonavano Asperges me hyssopo, et
mundabor.
Nel 1177, secondo la leggenda su
cui si basa il mito di Venezia, papa Alessandro III avrebbe
conferito a questa antica cerimonia un carattere di
sacralità, come ricompensa per i servizi offerti da
Venezia nella lotta contro l'imperatore Federico
Barbarossa. Anche la cerimonia dell'anello ha origini
leggendarie e risale forse a un rito pagano. Ma la
venuta a Venezia del 1177 ha fatto sì che questo evento
facesse codificare tutta la tradizione leggendaria per
scopi politici. Pertanto ogni anno il doge lasciava
cadere un anello consacrato nel mare, e con le parole
"Ti sposiamo, mare. In segno di vero e perpetuo dominio"
dichiarava Venezia e il mare indissolubilmente uniti,
ribadendo il possesso sul mare Adriatico.
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