Il mercato nel paese delle meraviglie
Repubblica — 17 giugno 2009 pagina 1 sezione: PRIMA
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COME si
traduce Antitrust in italiano? Autorità Garante della
Concorrenza e del Mercato: una denominazione che
sottolinea con chiarezza come la libera iniziativa
economica in un mercato dove prevale la concorrenza sia
un bene per tutti i cittadini. E come lo Stato abbia il
compito e il dovere di intervenire come arbitro
imparziale per impedire abusi, eliminare handicap e
privilegi, e sanzionare comportamenti scorretti. I
principi che reggono un mercato concorrenziale - il
merito, le pari opportunità, la trasparenza dei
comportamenti, la chiarezza delle regole e il loro
rispetto - sono anche quelli che la stragrande
maggioranza degli italiani vorrebbe che fossero alla
base del convivere nel nostro Paese; almeno, a giudicare
dal successo di vendita di libri che denunciano caste e
privilegi, e dal numero di invocazioni che si levano,
spesso a sproposito, alla "meritocrazia" e alla
"concorrenza". Verrebbe quasi da dire che tre sono le
passioni che accomunano gli italiani, al di là di ogni
differenza di reddito, cultura e fede politica: la
Ferrari, la Nazionale e la meritocrazia. Allora, perché
a tanta passione corrisponde una realtà così diversa?
Penso
di averlo capito leggendo una vecchia edizione di un
classico della letteratura, Alice nel Paese delle
Meraviglie di Lewis Carrol. «Facevano davvero una strana
comitiva, riuniti lì sulla sponda: gli uccelli con le
piume infangate, gli animali con il pelo tutto
appiccicato addosso e tutti zuppi "Volevo dire," disse
il Dodo in tono offeso, "che la cosa migliore per
asciugarci tutti sarebbe una corsa stile Caucus ". "Che
cos' è un Caucus?" disse Alice < "Bè," disse il Dodo,
"il modo migliore per spiegarlo è farlo". Per
prima cosa, tracciò la pista, vagamente circolare ("la
forma esatta non ha importanza", disse) e poi tutta la
comitiva vi fu distribuita un po' qua e un po' là.. Non
ci fu nessun "Uno due tre via!", ma ciascuno partiva
quando voleva e si fermava quando voleva, così che non
era facile capire quando finiva la corsa. In ogni modo
dopo una mezz' oretta che correvano o giù di lì, quando
tutti furono di nuovo asciutti, il Dodo gridò all'
improvviso: "Fine della corsa!",e tutti gli si
affollarono intorno, ansanti, a chiedergli: "Ma chi ha
vinto?". A questa domanda, il Dodo non poteva rispondere
senza una lunga riflessione, e rimase pertanto a lungo
con l' indice premuto sulla fronte mentre tutti gli
altri aspettavano in silenzio. Finalmente il Dodo disse:
"Hanno vinto tutti e tutti debbono ricevere un premio".
"Ma i premi chi ce li dà?" rispose un coro di voci.
"Lei, naturalmente", disse il Dodo, puntando il dito
verso Alice; e tutti le si accalcarono intorno
chiassosamente, gridando: "I premi! I premi!". Alice non
aveva idea di cosa fare, e nella disperazione si mise
una mano in tasca estraendone una scatola di canditi che
distribuì come premi. Ce ne fu precisamente uno per
ciascuno. "Ma anche lei deve avere un premio", disse il
Topo. "Certo" rispose il Dodo con gravità. "Cos' altro
hai lì nella tasca?" continuò, rivolto ad Alice. "Solo
un ditale", disse triste Alice. "Dai qua" disse il Dodo.
E di nuovo si affollarono intorno a lei mentre il Dodo
le consegnava con fare cerimonioso il ditale scandendo:
"Ti preghiamo di accettare questo elegante ditale." Al
termine di questo breve discorso, scrosciò un applauso
generale. Ad Alice tutto ciò pareva assolutamente
assurdo, ma gli altri avevano un' aria tanto seria che
non osò ridere e non sapendo cosa dire si limitò a fare
una riverenza e prendere il ditale, con l' aria più
solenne che poté». Il Caucus del Dodo è la più spassosa,
dissacrante, accurata e penetrante rappresentazione di
cosa sia il mercato in Italia.
Dovrebbe essere una competizione, dove tutti partono
sullo stesso piano, senza vantaggi o handicap; nel pieno
rispetto delle regole, chiare e uguali per tutti; dove
c' è un arbitro che punisce chi le viola; dove vince chi
più lo merita; e chi perde, accetta la sconfitta, sicuro
che non ci sono stati imbrogli o ingiustizie. La gara
del Dodo invece, si basa proprio sull' assenza di
regole: ognuno corre in circolo quanto e come vuole. Non
c' è "Uno due tre via!", ma c' è chi parte prima, e chi
dopo. Proprio come in Italia. Non ci sono regole, tutti
gli animali ne sono consapevoli; ma - attenzione - ciò
nonostante sono perfettamente a proprio agio. Qualcuno
borbotta o ridacchia: ma nessuno protesta. Le analogie
continuano. Lo Stato che stabilisce le regole (il Dodo),
lo fa in modo così astruso che il loro rispetto formale
(perché gli animali rispettano le regole del Caucus!)
appare, agli occhi disincantati di Alice, come un
continuo abuso. Ma non è così per gli animali che vi
partecipano. E anche quando deve imporre il rispetto
delle regole (o non-regole) il Dodo lo fa in modo
arbitrario e discrezionale: "Fine della gara!". Chissà
perché, ma quando l'ho letto mi è venuto in mente l'ex
Governatore della Banca d' Italia, Antonio Fazio, per me
ancora oggi un modello di arbitrio dirigistico all'
italiana. Alla fine, non vince il migliore, ma tutti
pretendono di vincere. In Italia tutti domandano a gran
voce merito e concorrenza, ma pochi sono veramente
pronti ad accettarne le conseguenze. Come ha scritto
Beppe Severgnini, gli
italiani vogliono vincere, ma hanno paura di perdere:
così preferiscono il pareggio. La consapevolezza
che il non merito e la non-regola sono la regola, fa sì
che si consideri ammanicato o imbroglione chi ha
successo negli affari, e raccomandato chi fa carriera
nel lavoro. Spesso è vero. Tutti borbottano. Nessuno se
ne scandalizza. Alice vorrebbe scoppiare a ridere di
fronte a un tale circo. Ma l'aria severa e i gesti
solenni del Dodo la ammutoliscono.
E il
Dodo è così preso dal proprio ruolo da dimenticarsi, e
far dimenticare, di essere solo una comparsa in una
farsa. Imprenditori, politici, banchieri, professori,
giuristi, giornalisti: in Italia, tutti si prendono
tremendamente sul serio, anche quando il farlo richiede
di sacrificare una bella fetta di onestà intellettuale.
Così, abbiamo manager e imprenditori che prosperano
grazie a posizioni dominanti e rapporti privilegiati con
lo Stato, che si ergono a paladini del libero mercato;
banchieri che affollano i convegni sulla tutela dei
risparmiatori; capitalisti che, insieme ai loro
consulenti legali, tengono conferenze sulla corporate
governance dopo aver calpestato i diritti dei propri
azionisti; professori universitari e giornalisti che
predicano la meritocrazia e meccanismi competitivi per
la selezione della classe dirigente, dimenticandosi che
a casa loro sono principi sconosciuti; sindacati,
Confindustria, banchieri, ordini professionali, che
agiscono sempre nel supremo interesse del Paese, anche
se tutti sanno che la loro ragion d' essere è la difesa
di precisi interessi costituiti; e politici che
promuovono la propria personale influenza e potere
economico nel nome del libero mercato o di un dirigismo
illuminato, a seconda dei tempi. E che dire dell'
applauso generale per il solenne discorso del Dodo alla
premiazione di Alice? A me fa venire in mente l'
Assemblea di Confindustria e le Considerazioni Finali
del Governatore. Anni fa, pensavo che prima o poi
qualcuno avrebbe gridato "Il re è nudo!", gettando nello
sconforto il Paese delle Meraviglie. Ma peccavo di
ingenuità. Il mercato all' italiana va preso come il
sogno di Alice: i sogni possono essere consolatori o
spaventosi, ma non si possono cambiare. Vanno vissuti
così come sono. Una volta sarei stato tacciato di
qualunquismo; oggi probabilmente l' accusa è di
pessimismo e catastrofismo. Ma cosa importa? Basta fare
la riverenza fingendo l' aria più solenne che si può.
Come Alice. - ALESSANDRO
PENATI
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