Basta puzza, rumore, inquinamento. E per il “pieno”
solo due euro di spesa. Per i rii veneziani e per le
tasche dei trasportatori sarebbe una vera
rivoluzione, rappresentata da un motore elettrico
che il cantiere muranese Nautica 48 vuole proporre
alla città, dopo averlo pensato, costruito,
sperimentato. Siamo al secondo prototipo, ed ora il
motore, montato su di una pattana messa a
disposizione dalla Studioplast, verrà affidato a
qualche operatore per una sperimentazione sul campo
che suggerisca gli ultimi aggiustamenti in vista
della versione finale, per Natale.
«La novità – spiega Maurizio Agabitini, uno
dei due soci del cantiere – è che non si tratta di
un motorino elettrico da diporto, ma di un vero
fuoribordo elettrico progettato per le barche da
lavoro». Il motore nasce in collaborazione con la
Electromarine di Bolsena, per la parte elettrica ed
elettronica, e della Faimond di Vicenza per la
meccanica, sviluppa fino a 30 cavalli all’elica con
un’autonomia a mezza forza e a pieno carico di 10
ore di moto continuo, pesa 49 chili e costerà sotto
i 6 mila euro, batterie comprese.
«Vuol dire – sottolinea Francesco Omiccioli,
l’altro socio – 10 ore di lavoro fino a 5–7 nodi di
velocità, indipendentemente dal carico, perché il
motore elettrico è sempre in coppia, a qualsiasi
numero di giri». Per funzionare il motore necessita
di 8 batterie da 300 ampere orari, del peso di 300
chili (quasi niente per una barca da lavoro)
caricate con un semplice cavo monofase collegato a
una qualsiasi presa da 220 watt.
«Il fuoribordo – avverte Agabitini – si carica
in 6 ore, è praticamente eterno e richiede zero
manutenzione». Infatti non vi sono candele, non ci
sono filtri, e il motore non è mai immerso dato che
a differenza dei motorini elettrici da diporto, che
hanno il propulsore nel piede, questo nel piede ha
solo gli ingranaggi di trasmissione.
«Non ci nascondiamo – dicono comunque
Agabitini e Omiccioli – che il problema vero è la
ricarica, e qui entrano in gioco le istituzioni, a
cui ora proporremo il progetto». Non tutti, infatti,
possono portarsi la barca a casa per ricaricarla la
notte, e quindi si tratterà di attrezzare le aree di
ormeggio per le barche da lavoro (Tronchetto,
Misericordia) di appositi caricabatterie, o meglio
dotare i distributori di benzina di moduli di
batterie standard, uguali per tutti, che ciascuno
possa prendere al momento sostituendo le scariche,
pagando una cauzione al Comune che ne sarebbe il
proprietario. «Esattamente come si fa – concludono i
titolari di Nautica 48 – con le bombole del gas».
Silvio
Testa
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