Home

     

 

 Bucintoro Quelli che erano a favore e poi .....

 
> Torna alla ricostruzione del Bucintoro
 
  Rassegna stampa
 
   
  Qui potete vedere la costruzione dei remi con la fresa a controllo numerico

(La pagina è stata rimossa dopo la pubblicazione dell'articolo)

   

Il Bucintoro torna al suo splendore 
e lo fa made in Bergamo

I chiodi del Bucintoro
 
2016 Come è andata a finire (per il momento)
 
 
 
 
 

 

Bucintoro, concessa la Tesa 3 per costruirlo, La Nuova Venezia 24 6 2015
 
Presentazione del Libro: Il bucintoro del terzo millennio
Il 10 6 2015 è stato presentato nella tesa 105 il nuovo libro scritto da Paolo Mameli: Il Bucintoro del terzo Millennio.
Naturalmente il testo parla di tutto fuorché degli aspetti tecnici del progetto, nessun accenno a disegni tecnici caratteristiche fisiche e quant'altro dovrebbe essere fondamentale per appoggiare o respingere un progetto di tale portata.
 
L'autore Paolo Mameli
 
Giorgio Paternò consegna un modello di bucintoro al subcommissario di Venezia
 
Il progettista del Bucintoro Ingegner Scarpa Dini
 
 Bucintoro, il regista Patrick Brunie va al contrattacco e scrive a Renzi, Il Gazzettino 12 5 2015
 
Bucintoro, nuova lite. Diffida al regista Brunie, Paolo Navarro Dina Il Gazzettino 6 5 2015
 
"Bucintoro" al bivio. Da brutta figura a rinascita culturale. La Nuova Venezia 18 2 2015 Ugo Dinello

VENEZIA. "Il Bucintoro sia il volano per il recupero dei "mestieri" della città all'interno del suo più grande cantiere: l'Arsenale". Mai visti tanti artigiani riuniti. Martedì mattina alla Casa del Cinema di San Stae la Proiezione di "Il Bucintoro delle Repubbliche", il bel film di Patrick Brunie sul progetto di ricostruzione della nave di rappresentanza della Serenissima, ha riportato a galla la voglia degli artigiani di non abbandonare Venezia a una monocultura di tipo turistico.

Dai fonditori Carlo Semenzato, Alessandro ed Ermanno Ervas, al remer Saverio Pastor, all'intagliatore Marzio De Min, al restauratore Giuseppe Tonini, alla famiglia Berta, cioè gli ultimi "batioro" d'Europa, tutti riuniti con il regista francese per vedere se e come il Bucintoro del terzo millennio sarà una creazione della cultura artigianale veneziana o se, la logica economica prevarrà con costruzioni che verranno appaltate fuori.

"Anche come associazione di costruttori di gondole chiediamo solo che se il Bucintoro verrà fatto sia quello che dev'essere: il simbolo di Venezia e della sua cultura", dice Alessandro Ervas, uno degli artigiani impegnati, tra l'altro nel restauro del San Giorgio, sulla cupola dell'omonima isola di fronte a San Marco, "il film mostra infatti due anime della nostra città: chi lavora a parole e chi con i fatti".

Il riferimento continuo della pellicola di Brunie, infatti, è agli accordi tra politici, l'allora sindaco di Venezia Giorgio Orsoni e quello di Bordeaux Alain Juppè, con tanto di scambi di visite per la festa della "Sensa" (cioè lo "Sposalizio del Mare") del 2014, accordi poi naufragati nelle accuse ed arresti per corruzione. Dall'altro il film esalta la bellezza degli "ultimi mestieri" che la città sa trasmettere.

"Nell'86 ho fatto il primo preventivo per i remi del Bucintoro", spiega Saverio Pastor, "l'unica cosa rimasta sono tonnellate di retorica. In questi 30 anni, intanto, abbiamo perso i nostri migliori squerarioli e artigiani. Certo noi possiamo continuare a lavorare per un progetto del genere, ma solo se la comunità interessa assumersi questo patrimonio. Io posso continuare a fare forcole a mano oppure farle in serie. Lo squerariol potrà continuare a fare gondole in legno massiccio, oppure in plastica".

Brunie ha rilanciato: "Questa del Bucintoro è un'opera "politica" perché tutto si basa sul recupero dell'Arsenale. Se la politica lo consegnerà agli artigiani allora avremo una certa Venezia. Ma se l'Arsenale non tornerà alla sua funzione, troveranno subito una destinazione commerciale e turistica. Allora affideremo la vostra sapienza agli archeologi". Un passaggio sottolineato da Ermanno Ervas: "Se ci danno per un mese il permesso per le forge all'Arsenale noi saremo in grado di formare il nucleo di persone che riporteranno l'artigianato nel cuore di Venezia. Magari un artigianato per un turismo intelligente come hanno fatto in Francia per il restauro dei velieri "Hermione" e "Belem". Vi faccio un esempio: per due giorni ho avuto le forge dell'Arsenale. Ho lavorato gratis, ma in quei due giorni 2.500 persone al giorno hanno pagato un biglietto di 10 euro per venire a vedere. Questo è un progetto intelligente".

Più pessimista Giuseppe Tonini: "La città di Venezia non esiste più nella misura in cui non si trova più un panettiere e se il rapporto è di 10 architetti per ogni operaio specializzato. Se non ci sono i panettieri, se la città non sente questa esigenza, allora accetterà che il Bucintoro sia fatto in vetroresina, a Mogliano e con perni in acciaio cinesi".

 

Bucintoro arenato, prospettiva araba. Il Gazzettino 10 2 2015 Paolo Navarro Dina
 
 
 
 

 Mi è arrivato un invito per l’aanteprima (sic!) di un film-documentario sulla costruzione del bucintoro del  terxzo (sic! Dalle due locandine…) millennio. In realtà ho recuperato per caso la mail dalla casella di spam dove Google lo aveva giustamente messo, confermando la sua proverbiale onniscienza. 

Si tratta del Il Bucintoro del terzo Millennio, di Patrick Brunie e Alain Depardieu fratello del più famoso Gerard. Sintetizzando nel girato (film è una parola troppo grossa) si vede una pletora di personaggi che occupano lo schermo parlando a ruota libera in un francese che ricorda Noio volevam savuar di Peppino e Totò, dandosi manate e scambiandosi sguardi di chi sa come va il mondo, con ancora De Poli reduce dal fallimento milionario.

Si ripetono i triti luoghi comuni “delle glorie del nostro Leon”, i 60000 operai impiegati all’interno dell’Arsenale, mancava solo la galea costruita in un giorno poi eravamo a posto.  

Gli artigiani - i dieci che sono rimasti a detta del loro portavoce - sono ripresi come sempre sullo sfondo, a fare arredamento. Del Bucintoro, a parte la consueta stucchevole retorica, ne parla il progettista Scarpa Dini, che risolve le problematiche di una ricostruzione di questa portata, in tre frasi secche: era lungo 100 piedi veneti, largo sette metri, tutto il resto deriva dal numero 7 (!). Fine.

Nessuna intervista a studiosi che hanno dedicato la loro vita a questo soggetto, nessuna immagine d’epoca, neanche una ripresa di striscio dello splendido modello del Museo Navale, né disegno tecnico. 

Si finisce con la sfilata dei cavalieri di San Marco in costume, e il gruppo di promotori che finge di vogare imbracciando un morale di abete gridando “ohè, ohe!”. 

Sono uscito barcollando assieme ad un noto critico cinematografico veneziano che proferiva parole irripetibili, naturalmente potrei sbagliarmi quindi invito tutti alla seconda “aanteprima” all’Hotel Excelsior per potermi confrontare con le vostre impressioni. 

Penso però che un’opera di questa portata dovrebbe richiamare le migliori menti del mondo, persone che hanno già portato a termine ricostruzioni di questo genere, archeologi navali, esperti di carpenteria tradizionale, archivisti, paleografi. Va bene la produzione a chilometri zero ma non sempre i prodotti “nostrani” sono i migliori, specie se la stagione è passata da un pezzo. 

 

La sala del refettorio del Telecom Future center dove si è svolta la proiezione

 
La lettera di presentazione del film documentario, (piccolo suggerimento: ma farla scrivere da un amico o un passante italiano no? )
 
Comunque basta aspettare settembre 2014 per vedere lo scafo finito. (Dichiarazione del promotore, Rai2)
 
 

 

Risvegli...

 

 I “carati” del Bucintoro in vendita grazie a Bnl Paribas

Questa mattina alle 12.30 a Ca' Farsetti il sindaco Giorgio Orsoni, in qualità di presidente della Fondazione Bucintoro del Terzo Millennio, firmerà il protocollo di intesa con la Banca Nazionale del Lavoro Paribas, che sancisce l'impegno del gruppo bancario rispetto ai fini della Fondazione.

Bnl Paribas, infatti, metterà a disposizione i suoi sportelli italiani ed esteri per la vendita dei “carati” del Bucintoro (il “carato” è una parola di origine araba che rappresenta la parte di proprietà in ventiquattresimi di una barca veneziana ed è divisibile in frazioni). I “carati” potranno perciò essere acquistati partendo dal carato base di 625mila euro, fino a un cinquecento millesimo di carato che vale 1,250 euro.

Saranno presenti, tra gli altri, per la Fondazione Bucintoro, il vicepresidente Roberto D’Agostino, il segretario generale, Giorgio Paternò, il progettista del nuovo Bucintoro, Giovanni Scarpa Dini; per Bnl, il direttore Area retail e private Triveneto Est, Stefano Ricchieri, e il direttore Gruppo agenzie Venezia Centro storico, Claudio Corazza.

La Nuova Venezia 4 ottobre 2012

 
Quindi fatevi sotto ... sempre sulla fiducia naturalmente, senza avere visto il progetto definitivo ...

 


 

La “casa” del Bucintoro farà rivivere l’Arsenale

Il passaggio del complesso dal Demanio al Comune consentirà l’apertura di uno degli spazi più preziosi con l’obiettivo di ricostruire l’antica imbarcazione

 

Dopo le vele della Coppa America, i cantieri veneziani. Il sogno di riportare all’Arsenale l’antica sapienza marinara dell’ex Serenissima sta per diventare realtà. Il passaggio di proprietà del complesso monumentale dallo Stato al Comune consente adesso di tracciare piani a breve termine per il rilancio dell’attività cantieristica. Primo passo quello di riaprire la Tesa del Sansovino, meglio nota come «Casa del Bucintoro». Uno degli spazi più preziosi dell’antico Arsenale, costruita da Jacopo Tatti il «Sansovino» proprio per costruire la celebre imbarcazione. Il sindaco Giorgio Orsoni ha ricostituito la Fondazione Bucintoro, che ha l’obiettivo di riprendere il progetto di ricostruzione della nave di Stato della Repubblica, simbolo del potere dogale, distrutta da Napoleone nel 1797. L’ingresso di nuovi soci privati come la banca Paribas fa ben sperare per il proseguimento del progetto. Ma soprattutto per il rilancio dell’Arsenale come luogo della produzione navale degli anni Duemila. «Speriamo molto in questo progetto», dice entusiasta Gianni De Checchi, segretario della Confartigianato di Venezia e consigliere di amministrazione della nuova Fondazione, «siamo convinti che stavolta si possa realizzare questa operazione, e insieme il rilancio della cantieristica e dell’artigianato veneziano». Il progetto prevede di installare nella Casa del Bucintoro un grande cantiere per la costruzione del Bucintoro e per la riparazione di barche tipiche in legno. L’ultimo esemplare del Bucintoro, nave dogale alta nove metri e lunga 34, finemente lavorato con dettagli in oro, era stato costruito dal doge Alvise Mocenigo nel 1727. Il suo ultimo viaggio in laguna per la cerimonia dello «Sposalizio del Mare» risale al 1796. L’anno successivo Napoleone lo faceva a pezzi, dandolo alle fiamme. Un segno forte per dichiarare la fine della Repubblica. Da allora numerosi sono stati i tentativi mai andati a buon fine per ricostruirlo. L’ultimo, nel 2006, dell’imprenditore Davino De Poli e di Gianfranco Vianello «Crea». Industriali di Vetralla e di Cavalese avevano donato il legname, si era avviata anche la costruzione della chiglia, poi abbandonata, utilizzata a San Marco pe spettacoli teatrali. Ma tutto si era fermato. Adesso la sottoscrizione promessa dalla Paribas dovrebbe portare da fondi privati i 15 milioni di euro necessari per la ricostruzione. Ogni sottoscrittore resterà poi padrone di un «carato», cioè di una parte di imbarcazione. Non solo cantieristica, ma anche nuovi spazi per i decoratori, indoradori e intagliatori, artigiani del legno e del ferro. Una piccola luce per salvare una tradizione antica, quella degli artigiani veneziani, sempre più minacciata dalla plastica e dal made in China. E un’occasione unica per rilanciare l’Arsenale e restituirlo davvero alla città.
 
La Nuova Venezia Alberto Vitucci 13 settembre 2012
 
IL CASO Il Comitato della Geradadda, estromesso dalla Fondazione veneziana, va alle vie legali
 
Bucintoro, la lite finisce agli avvocati
Lunedì 22 Novembre 2010,
 

Praticamente è ufficiale: si finirà a carte bollate. Il contenzioso tra veneziani e bergamaschi sul Bucintoro, la storica imbarcazione che si vorrebbe ricostruire per rispovelrare la gloria della Serenissima, arriverà nelle mani degli avvocati. Lo ha annunciato ieri Vasco Grasselli, presidente del Comitato della Geradadda, estromesso dalla realizzazione del Bucintoro con una lettera dell’omonima fondazione veneziana. Grasselli ieri è stato lapidario: «Procederemo per vie legali per difendere l'onorabilità e l'operosità del Comitato». Punto. I bergamaschi, insomma, non ci stanno ad essere liquidati e non accettano di essere scaricati da Venezia.
      La decisione di "sospendere" la collaborazione con il Comitato della Geradadda, ampio territorio in provincia di Bergamo che fu sotto la Serenissima, è stata annunciata con lettera perentoria firmata Giorgio Paternò, a capo del comitato di presidenza della Fondazione Bucintoro. Paternò non ha gradito l’attivismo del Comitato bergamasco, con cui era stata sancita un’alleanza nel nom e della storia comune, per la realizzazione del Bucintoro. La componente lombarda, guidata dalla locale Provincia aveva premuto sull’acceleratore tanto da presentare di sua iniziativa il progetto al presidente della Regione, Luca Zaia, e a quella della Provincia, Francesca Zaccariotto. Mossa non gradita da Paternò che, per parte sua, oltre alla lettera con cui congeda il Comitato della Geradadda, ha già chiesto un incontro al sindaco Giorgio Orsoni. Nel frattempo, prima della politica, si muoveranno gli avvocati.

 
 
Liti sul Bucintoro, i veneziani "sospendono" i bergamaschi, Paolo Navarro Dina, Il Gazzettino, Domenica 21 Novembre 2010
Un Bucintoro carico di liti

«A noi interessa una ricostruzione filologica, a loro costruire un barcone»

La Fondazione Bucintoro ha sospeso la collaborazione con il Comitato della Geradadda, che era stato chiamato per dare una mano nell’impresa di ricostruire l’imbarcazione simbolo della Serenissima. L’accusa mossa dai veneziani al gruppo bergamasco è quella di voler trasformare l’operazione in una "baracconata". E non mancano anche i risvolti politici, viste le simpatie leghiste dei comuni lombardi.

 

Remi incrociati e botte da orbi, metaforicamente ovviamente. E se poi il tema viene condito di reminiscenze storiche, o magari con sfumature politiche, beh diventa ancora più piccante. Per capire bisogna partire dalla fine: la decisione solenne di "sospendere" la collaborazione con il Comitato della Geradadda, ovvero quel territorio in provincia di Bergamo, bagnato dall’Adda che in questi anni ha accettato in modo entusiastico, anche troppo, di partecipare all’operazione di ricostruzione del Bucintoro, simbolo della gloriosa Serenissima.
      Progetto ambizioso nato sei anni fa per 15 milioni di euro, ma che nel corso degli anni si è infranto sugli scogli delle difficoltà economiche di Davino De Poli, già costruttore navale a Pellestrina, che aveva partecipato entusiasticamente al progetto per poi abbandonarlo. Così la stessa Fondazione Bucintoro, guidata non più da De Poli ma dall’avvocato vicentino Ugo Dal Lago, aveva cercato una "sponda occidentale" trovando disponibilità in alcuni comuni bergamaschi legati ai fasti dell’«antico Leon». A poco a poco i bergamaschi, anche in virtù di una disponibilità finanziaria cospicua, si sono fatti prendere la mano. Prima hanno costruito un antico remo, poi ne hanno fatti altri quaranta. Poi una polena. Ma più di qualcuno a Venezia ha cominciato a storcere il naso chiedendosi se più che Bucintoro, secondo un’operazione filologicamente corretta, si rischiasse di realizzare un "baraccone" alla Gardaland. Lo dice bene il vicepresidente della Fondazione, Roberto D’Agostino: «A noi non ci interessa il folclore fine a se stesso, se il Bucintoro si deve costruire lo si deve fare secondo criteri scientifici e storiografici».
      Così nuovo ribaltone nella Fondazione. Tanti saluti a Dal Lago che mantiene ancora il "logo" della Fondazione, e un nuovo comitato di presidenza guidato da Giorgio Paternò: «C’è il Bucintoro - dice Paternò - ma anche la volontà di creare un museo della costruzione navale alle Galeazze dell’Arsenale». E così si giunge alla "sospensione" dei bergamaschi. Facendosi prendere un altro po’ la mano, la «quota lombarda» guidata dalla locale Provincia aveva premuto sull’acceleratore tanto da presentare il progetto al presidente della Regione, Luca Zaia, e a quella della Provincia, Francesca Zaccariotto, contando anche su più di una affinità leghista. Ma Paternò ha già chiesto un incontro al sindaco Giorgio Orsoni: «Vogliamo capire da lui se il progetto è ancora negli obiettivi del Comune. A noi la collaborazione con Bergamo interessa, ma a condizioni precise. Nessuna baracconata, ma un progetto culturale serio».

 

 

Pensavo che con il fallimento del cantiere de Poli e la liquidazione delle prime ordinate costruite, si potesse mettere la parola fine alla decennale vicenda della ricostruzione del Bucintoro, ma evidentemente non è così: si è continua con nuovi sponsor, con le celebrazioni e i gemellaggi. Però è anche uscito un articolo, che riporto in calce, nel quale si esprimono pesanti critiche all'intera operazione... segue

 Saverio Pastor

Il Gazzettino 23 -5- 2009

Bucintoro, gli artigiani puntano il dito

Un gruppo di "remeri" all'attacco: "la Fondazione che intende ricostruirlo ha scippato tutti i nostri progetti."

"Ma quale ricostruzione filologica, non ha nulla a che vedere con l'artigianato veneziano, è solo una delle tante imitazioni a uso e consumo turistico". El Felze, l'associazione dei mestieri che contribuiscono alla costruzione della gondola, ci va giù pesante. E accusa la Fondazione Bucintoro non solo di aver utilizzato i suoi progetti, ma anche di aver costruito dei remi, a prima vista, non "vogabili". Insomma, la storica imbarcazione della Serenissima, simbolo dei fasti di Venezia, è di nuovo al centro di un polverone.

E tutto a poche ore dall'appuntamento della Sensa che vede rinnovarsi ogni anno lo sposalizio di Venezia con il mare. Al centro del contenzioso ci sono i 42 remi che andranno a coronare la ricostruzione del Bucintoro del terzo millennio (il cui costo complessivo si aggira attorno ai 15 milioni di euro): remi il cui progetto e prototipo sono stati realizzati dagli artigiani veneziani, ma poi costruiti in Trentino. Tanto che l'associazione ha deciso di tutelare la propria immagine per vie legali.

 Da parte sua, la Fondazione per bocca del suo presidente, Ugo Dal Lago, preferisce non commentare. "Il 28 maggio si riunirà il nuovo consiglio di amministrazione - ribatte Dal Lago - faremo una conferenza stampa non appena sarò in possesso di tutta la documentazione per fare finalmente chiarezza. Noi intendiamo donare a Venezia e a tutta l'umanità il suo più grande gioiello, quelli che vogliono contribuire sono benvenuti". Ma El Felze va all'attacco e ricostruisce la vicenda. "Abbiamo discusso molto del remeggio, perché la mancanza di reperti non ci aiutava - spiega il presidente, nonché remer, Saverio Pastor - a maggio del 2008 il Comitato Bucintoro della Geradadda, istituito formalmente sotto la tutela e il patrocinio della fondazione veneziana perché attui tutti gli interventi in grado di portare a compimento questo progetto, ci ha commissionato un modello in scala ridotta del remo, per portarlo in visione alle locali amministrazioni. I disegni presentati dal Comitato, però, non andavano bene, e allora insieme all'architetto navale e storico Ugo Pizzarello abbiamo elaborato un progetto che fosse il più fedele a quello originario, ossia un remo del 1830 conservato all'Arsenale".

Il remo è stato presentato alla Festa della Sensa del 2008. A novembre, poi, gli accordi prevedevano di allestire un cantiere all'interno dell'Arsenale e di iniziare la costruzione degli altri remi. In pratica, di vedere l'Arsenale tornare di nuovo in vita, tra decoratori, intagliatori, remeri e quant'altro. Tutte lavorazioni che nel polo industriale avevano la loro casa naturale. "Invece non abbiamo più avuto notizia -spiega Pastor - qualche tempo fa abbiamo invece saputo dai giornali delle Valli Bergamasche che erano state realizzate delle statue e dei remi  per il bucintoro; qualche giorno fa sul sito della Fondazione  sono addirittura apparse le foto dei remi finiti, almeno la metà di quelli necessari, sul modello progettato da Pizzarello ed eseguito da me, con l'intaglio copiato dall'intagliatore Marzio De Min".

Insomma, secondo El Felze la Fondazione si è appropriata dei disegni degli artigiani veneziani estromettendoli però dall'operazione. "Nostre ricerche hanno in realtà appurato che di orobico c'è solo la dipintura finale dei remi - annota ancora Pastor - mentre la loro realizzazione materiale è merito di un macchinario a controllo numerico di una ditta trentina. Tra l'altro, crediamo che oltre al metodo sia sbagliato anche il prodotto finale per la scelta del legname, larice anziché faggio, per le modalità d'incollaggio, per la definizione di certi particolari funzionali e certe tecniche. I remi, quindi, ipotizziamo che non siano vogabili". "Di ricostruzione filologica della barca veneziana non c'è niente - commenta Pizzarello - stanno adoperando tecnologie moderne. Noi non abbiamo nulla in contrario, ma che non si strombazzi in giro che è una ricostruzione filologica, è un insulto all'artigianato veneziano". 

Manuela Lamberti


 

... Ma per dubitare della filologia dell’operazione Bucintoro bastava ascoltare per qualche minuto le dichiarazioni dei promotori e del progettista che, depurate della retorica sulle glorie del nostro Leon, non davano una sola indicazione tecnica per guadagnarsi la fiducia non dico dei tecnici e degli storici navali ma neanche dei comuni mortali. 

Non solo, ma ad ogni richiesta di maggiori delucidazioni manifestavano solo la tenace e reiterata volontà di mantenere segreto il progetto, che mi risulta nessuno abbia mai visto. 

Avevamo stigmatizzato varie volte questo strano comportamento, sia per iscritto che intervenendo ai vari convegni sull’argomento dove ero sempre tacciato di disfattismo. Ora prendo atto che anche gli artigiani del Felze se ne sono accorti. 

Leggendo l’articolo mi resta però una perplessità: se la Fondazione avesse deciso di far fare i remi e le sculture dagli artigiani Veneziani, il progetto sarebbe tornato ad essere filologico?

La mia modesta proposta per risolvere in maniera definitiva questa e le altre ben più importanti problematiche nostrane è di dare, non solo Venezia ma tutta l'Italia, in gestione a un'altra nazione qualsiasi basta che sia a Nord delle Alpi. Potremmo vivere di rendita e vedere tutti i problemi svanire d'incanto, scoprendo che il Paesaggio e la Cultura non sono costi ma miniere d'oro, arrivando persino a  tenere il Museo Navale aperto anche il pomeriggio, la Domenica e le feste comandate!


 

FONDAZIONE Il sindaco nuovo presidente per il rilancio
 
Bucintoro, timone a Orsoni
 
Il Gazzettino, Giovedì 24 Marzo 2011,
Il sindaco Giorgio Orsoni è il nuovo presidente della Fondazione per il Bucintoro del terzo millennio. Una svolta che conferma la volontà di ripartire con serenità. L’entrata in campo del primo cittadino, rappresenta una mossa importante che conferma la volontà della Fondazione di andare avanti, in questa scommessa e di uscire dalle polemiche scaturiti con i Comuni della gera d’Adda. «Sono convinto - ha infatti annotato Orsoni - che riusciremo a recuperare il rapporto con gli amici bergamaschi in un’ottica di collaborazione, disponibilità ed unità di intenti». Orsoni ha ricevuto il testimone alla presidenza della Fondazione, da Giorgio Paternò, che rimane, per volontà dello stesso Orsoni, come segretario generale della Fondazione. Lo ha stabilito il consiglio d’amministrazione riunitosi ieri, in assemblea, in Comune. Oltre ad Orsoni e Paternò, ci sarà il vicepresidente Roberto D’Agostino e l’intero consiglio confermato «in toto». «Ringrazio la Fondazione, il suo presidente e tutto il consiglio - ha detto Orsoni subito dopo la nomina - per avermi onorato con questo incarico. Credo moltissimo nel progetto, nella prospettiva della sua serietà: il Bucintoro non è un modellino ben fatto della storica imbarcazione veneziana, ma è il recupero di una tradizione di artigianato e di cultura che muove la Fondazione. Mettendomi a disposizione di tutti voi auguro un buon lavoro alla Fondazione».
      L’insediamento è avvenuto con la consegna del carteggio e dei piani di costruzione del Bucintoro, la storica imbarcazione da parata usata dai Dogi nelle feste, e dopo la sua relazione, il presidente uscente Giorgio Paternò, ha consegnato al sindaco anche una Osella della Serenissima coniata appositamente dalla Zecca dello Stato per la festa della Sensa. «L’ingresso di Orsoni - ha commentato il presidente uscente Paternò - è una grande notizia e conferma la volontà della fondazione di andare avanti con grande serietà e dedizione». 

 

 

 

 

: penzo.gilberto