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Da tempo ho la certezza che
l'accuratezza e la genialità di un lavoro sia
inversamente proporzionale all'importanza economica del
progetto e dal livello sociale dell'autore. Ma vedere il
progetto del ponte di Messina scritto e disegnato a mano
meritava una segnalazione: Scrive Antonello Caporale su
La Repubblica del 19 dicembre 2008: |
l Ponte? Disegnato sul quaderno E tra i progettisti
dell' opera spuntano i nomi dei valutatori
ROMA - Che ponte miracoloso! E
che progetto! Il sogno di unire Scilla e Cariddi è
ricco di fatica e di ingegno. Calcoli e ricalcoli,
vent' anni di indagini, e sonde e foto e studi fino
a quando finalmente la luce si è vista. Impregilo ha
vinto la ciclopica gara producendo carte e ancora
altre idee per qualificare meglio il piano dell'
attraversamento carrabile dello Stretto. Impregilo,
capofila di un gruppo di aziende specializzate nelle
grandi opere (Condotte, Cmc, coop ravennate, la
giapponese Ishikawajima) ha chiesto a un colosso
della progettazione, la danese Cowi, di offrire alla
società appaltante, lo Stretto di Messina, il
progetto di gara, la cartolina finale della grande
opera. Colossi, dunque. Che però nella stesura degli
elaborati hanno voluto mantenere un basso profilo.
Molto molto basso. Non hanno attivato i fuochi
pirotecnici che i software ingegneristici sono in
grado di esibire, e neanche hanno pensato di farsi
aiutare dal sistema elettronico di scrittura word in
uso pure al più decrepito dei computer. Si sono
negati anche e perfino la vecchia ma leggendaria
Olivetti. A penna, su un foglio a quadretti, come
amanuensi venuti dall' antichità, hanno scritto
numeri e comparti, proposte e idee. Almeno nella
parte (2R-codice Bo-001 n° 1) che Repubblica ha
potuto visionare, nell' ambito più complessivo della
illustrazione dell' opera ("L' opera di
attraversamento - Relazione specialistica - sistema
di sospensione") i progettisti si sono serviti della
biro e hanno scritto. Come fosse un compitino di
matematica del liceo: scrittura però chiara, e
disegni intellegibili. Mano disciplinata e senza
salti di linea. Grandioso. Il ricorso a questa
inedita sfida polemica alla modernità, nel cuore di
un progetto che all' opposto testimonia l' avanzare
impetuoso dei tempi moderni, racconta forse quale
forza evocativa i progettisti abbiano voluto
mostrare...
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E la commissione che ha
affidato la gara ha raccolto questa testimonianza
giudicandola meritevole del successo. Intendiamoci e
scriviamolo subito. I regolamenti che disciplinano
la trasmissione di tali atti possono contemplare, e
a volte effettivamente contemplano, la stesura dei
documenti anche attraverso manoscritti. Cosa rara e
bizzarra ma possibile. Dunque lecita, perciò non
sindacabile. La società Stretto di Messina ha poi
convocato i massimi esperti della scienza e della
tecnica a comporre il tavolo esaminatore. Tra i
chiamati al compito di valutare congruità ed
efficacia dell' elaborato, un grande ingegnere
inglese, Ian Firth, consulente e specialista di
strutture e ponti di grande luce, e un cattedratico
danese, il professor Niels Gimsing, del dipartimento
di ingegneria strutturale dell' Università tecnica
della Danimarca. Gimsing è molto noto anche per gli
studi dedicati al ponte dello Storebelt (si veda per
tutti East Bridge, Storebelt Pubblications, 1998)
opera ideata proprio dal colosso danese Cowi
chiamato poi in Italia da Impregilo. E l' ingegner
Firth è chief operating officer di Flint & Neill,
società di consulenza, specialista nella
progettazione di ponti. Poche settimane fa questa
società è andata a nozze con la Cowi. Un dispaccio
del 3 dicembre comunica infatti: "Flint & Neill
merges with Danish giant, Cowi". Certo, il progetto
di gara che la commissione ha dovuto esaminare è
datato 16 maggio 2005, l' approvazione risale a
circa un anno dopo, e l' alleanza societaria è fatto
di questi giorni. Ma l' evento irrobustisce anziché
diradare la sequela di contestazioni di conflitti di
interesse di cui sarebbero vittima i maggiori
protagonisti del mondo imprenditoriale coinvolto
nell' intrapresa. Elementi che si sommano alle
critiche, ancora più serrate, sulla qualità del
progetto e la sua congruità economica. Solo pochi
giorni fa il professor Remo Calzona, che ha vissuto
come valutatore scientifico la progettazione dell'
opera, ha dichiarato proprio a Repubblica la sua
contrarietà all' idea del ponte a campata unica: «E'
troppo costoso e anche pericoloso». Calzona
documenta il rischio che anche tra Scilla e Cariddi
possa verificarsi, nel caso si segua l' idea
approvata, il rischio che il ponte subisca il
cosiddetto effetto galopping, un ingobbimento
sinuoso della carreggiata dovuto alla dinamica dei
venti. Effetto che proprio in Danimarca, e proprio
sullo Storebelt, si è verificato imponendo ulteriori
costi derivanti dalla apposizione di "alettoni" che
hanno il compito di non far ondulare il manto
stradale. Il progetto contestato ma in attesa di
finanziamento comporta anche immense attività di
scavo. Solo in Calabria si movimenteranno, con gli
scavi, oltre quattro milioni di metri cubi di terra
e di roccia. Tutto in un luogo in cui le «imprese»
in odore di mafia sono specializzate proprio nel
movimento terra. Però 'u ponti vulimu. E' divenuto
un bisogno impellente, un punto d' onore per
calabresi e siciliani, un' opera-totem,
raffigurazione icastica dello Stato chiamato a
narrarne l' efficienza e a trasmetterne il genio. A
prescindere, direbbe Totò. - ANTONELLO
CAPORALE
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