|
|
|
SCAVOLINI |
«Sono stati i social network a convincerci a
cambiare» |
LA REPLICA |
Ma il sindaco rivendica i suoi meriti nella
trattativa |
|
Il Gazzettino, Giovedì 26 Maggio 2011, |
La Scavolini nemmeno sapeva che i
mega-cartelloni che esponeva in Piazza San Marco
- sborsando fior di quattrini - erano "invisi"
da tanti veneziani. E che non piacevano,
soprattutto, né al sindaco Giorgio Orsoni, né
alla Soprintendenza. La trattativa è passata
tutta attraverso gli intermediari (il gestore
dei ponteggi, Dottor group, e la concessionaria
pubblicitaria) che, pare, non abbiano riferito
un bel nulla. L’interessato, alla fine, l’ha
scoperto per caso, a cartelloni già esposti, su
Facebook, quando è stato bombardato dalle mail
inviperite di quelli dei 40x Venezia e
Venessia.com, che l’hanno addirittura convinto a
cambiare cartelloni.
Così Venezia si vende (male) i suoi spazi
pubblicitari più preziosi. O così almeno hanno
raccontato ieri due dei protagonisti di questa
vicenda - il direttore generale di Scavolini,
Vittorio Renzi, e i due social network veneziani
- in una improvvisata conferenza stampa in un
caffè di Piazza. «Che il sindaco sia intervenuto
in questa vicenda, l’ho scoperto dai giornali di
oggi - ha dichiarato, tranquillo, Renzi -. Noi
abbiamo sempre trattato solo con la
concessionaria. Ci hanno proposto questa offerta
last-minute per San Marco e abbiamo accettato.
Non posso dire il prezzo, diciamo che è stato un
investimento rilevante. Inizialmente ci avevano
chiesto di ridurre l’immagine della cucina e
ingrandire quella del marchio, avevamo fatto
delle prove, ma poi il concessionario ci ha
detto che non era più necessario». La scelta di
cambiare del tutto l’immagine è, invece, nata in
seguito, dal dialogo su Facebook. «L’attacco,
all’inizio, è stato pesante, ma poi è diventato
costruttivo - ha ricostruito sempre il direttore
generale -. Un’azienda come la nostra cerca il
consenso, non il dissenso. E ci è parso giusto
trattare la cosa in modo un po’ più rispettoso
per Venezia». In pochi giorni la nuova immagine
era pronta, poi c’è voluta più di una settimana
per avere la nuova autorizzazione dal Comune.
«Questo deve diventare un precedente per Venezia
- ha commentato Emanuele Dal Carlo, il
pubblicitario dei 40x che ha gestito la
trattativa con Scavolini -: Venezia va venduta
in un modo diverso».
Piccata la replica, a distanza, del
sindaco Orsoni che ha ribadito la sua
ricostruzione dei fatti: «Io, ovviamente, non ho
mai trattato con Scavolini. Ma in base al
contratto con il concessionario, i bozzetti
della pubblicità devono avere il consenso del
sindaco e della Soprintendenza. Io avevo detto
che quell’immagine della cucina non mi sembrava
adatta. Non so cosa sia successo con Scavolini e
non mi interessa. So solo che Dottor mi ha detto
che stava cercando di far cambiare il bozzetto,
ma che per il momento, visto che era un’offerta
last-minute, c’era la necessità di mettere
quell’immagine. Mi ha anche detto di essere
disposto a chiudere il contratto per Palazzo
Ducale con i 600 mila euro mancanti, che in
mancanza di sponsor, avremmo dovuto mettere noi.
Di fronte a 600 mila euro, anche l’immagine
della cucina mi è parso un problema minore. Poi
mi arrivato il bozzetto senza cucina. Poi ho
visto che qualcuno si era preso il merito». |
|
LA RICOSTRUZIONE
|
E’ sempre una questione di soldi
con gli sponsor che dettano legge |
Il Gazzettino, Giovedì 26 Maggio 2011, |
Storia emblematica di cosa non si faccia, a
Venezia, per portare a casa un po’ di quattrini.
A rileggere le dichiarazioni di questi giorni,
quelle immagini che campeggiavano su Palazzo
Ducale non piacevano proprio a nessuno. La
soprintendente Renato Codello ha dichiarato di
aver fatto presente che le «dimensioni
dell’immagine della cucina non lasciavano
percepire l’altro aspetto della campagna, quella
a sostegno del restauro di Palazzo Ducale. Ma
non c’era stato nulla da fare». Pure il sindaco
Giorgio Orsoni era contrario al mega-poster
della cucina. Ed entrambi avevano il potere di
bocciare i bozzetti, ma non l’hanno fatto.
Perché? Questioni di soldi, ovviamente, per
delle realtà pubbliche, come Comune e
Soprintendenza, sempre più alla fame. Ieri
Orsoni lo ha ammesso con un sorriso ironico: «Di
fronte a 600.000 euro, anche l’immagine della
cucina mi è parsa un problema minore...». Resta
la curiosità su quanto abbiano pagato Scavolini
e gli altri sponsor per questi spazi. E quanto
abbia incassato Dottor. (r. br.) |
|
|
Il popolo di Internet "cambia" la pubblicità |
|
Il Gazzettino, Martedì 24 Maggio 2011, |
Là dove non sono riusciti Comune e
Soprintendenza (cosa incredibile, data la forza
dei loro atti) ce l’ha fatta un manipolo di
veneziani volonterosi e "armati" di un computer
connesso a Internet. Così, la megapubblicità del
gruppo Scavolini affissa sulla facciata di
palazzo Ducale, che raffigurava una cucina
formato gigante in bella mostra è stata
cambiata. Al suo posto c’è ora un’immagine molto
più sobria, meno sfacciatamente pubblicitaria,
che rende certamente più onore al luogo e alla
città che ospitano il messaggio della celebre
azienda pesarese. I vertici della Scavolini
hanno dunque deciso di accogliere i messaggi di
disappunto e le numerose critiche di tanti
veneziani e di spendere decine di migliaia di
euro per modificare la maxi-affissione.
La vittoria è stata conseguita grazie al
fronte unito dei social network locali
Venessia.com e 40xVenezia, forti insieme di
oltre tremila iscritti. Quindi, un nucleo per
nulla trascurabile di persone, intese come
potenziali elettori ma anche come potenziali
consumatori.
«Credo che abbiamo dimostrato come i
cittadini, servendosi della Rete possano
contribuire a cambiare le cose - commenta Matteo
Secchi, portavoce di Venessia.com -. Ma
soprattutto abbiamo messo dei paletti sulle
prossime affissioni che verranno fatte in città.
Le aziende dovranno tener conto anche di ciò che
pensano i veneziani. Quelle intelligenti come
Scavolini lo hanno immediatamente capito e hanno
agito di conseguenza».
Tutto era nato da un post sulle pagine
Facebook e Twitter della Scavolini in cui si
parlava di "poster domination". Un termine
evidentemente forte e rude, che ha urtato la
sensibilità di quanti soffrono a vedere Venezia
considerata solo come un museo a cielo aperto e
senza abitanti in grado di esprimersi al di là
della richiesta di soldi in negozi, alberghi,
bar e ristoranti. In pochissimo tempo il post
della Scavolini è stato invaso da moltissimi
messaggi che invitavano l’azienda, in modo
garbato ma fermo, a lasciar perdere quel termine
e a studiare invece un’immagine più adeguata,
qualcosa di più in sintonia con Venezia e il
Canal Grande. Una richiesta che alla fine è
stata accolta dall’azienda. Ed è arrivata la
nuova maxi affissione, senza cucina in bella
vista.
Michele
Fullin |
|
|
«Basta maxi affissioni a Venezia»
Galan: metodi alternativi per trovare i fondi necessari
alla cultura |
di Enrico Tantucci |
|
VENEZIA. Ha sempre il Veneto e Venezia nel cuore, anche
da nuovo ministro dei Beni Culturali e così Giancarlo
Galan - già insediato negli uffici di Via del Collegio
Romano che non vedevano il suo predecessore Sandro Bondi
mettervi piede da oltre due mesi - ha già aperto il
«dossier» dei problemi della cultura in laguna,
lanciando subito il suo «grido di dolore» contro le
maxipubblicità che la deturpano. Pronto a battersi per
la loro eliminazione. Ministro Galan, diversi monumenti
veneziani in restauro, a cominciare da quelli dell'area
marciana sono ormai «segnati» dalle maxipubblicità sui
ponteggi e le polemiche sull'impatto sull'immagine della
città non si spengono. Qual è il suo giudizio? «Che
bisogna fare qualcosa, perché non è possibile andare
avanti così. Venezia, ma gli stessi visitatori che
vengono per ammirarla, non meritano questo spettacolo.
Passare per il Canal Grande e vedere questa sfilata di
pubblicità provoca un senso di scoramento. E'
assolutamente necessario agire perché le maxipubblicità
progressivamente spariscano e i monumenti tornino al
loro aspetto. Sono convinto che i cartelloni
pubblicitari abbiano ormai un effetto negativo per le
stesse aziende che vi compaiono e che si vedono
associate alle polemiche per il degrado dell'immagine di
Venezia che provocano». Il sindaco Giorgio Orsoni e lo
stesso soprintendente ai Beni Architettonici e
Paesaggistici di Venezia Renata Codello ripetono sempre
che ne farebbero volentieri a meno, ma che i fondi che
portano le maxipubblicità sono indispensabili per il
restauro di quei monumenti. «E infatti non si tratta di
criticare sindaco e soprintendente che si trovano ad
affrontare problemi reali, legati alla mancanza dei
fondi per i restauri da parte del mio stesso ministero,
che conosco bene. Il punto è trovare nuove forme di
coinvolgimento di imprese e sponsor negli interventi che
non risultino così impattanti. Sono convinto che sia
possibile e sono pronto a dare tutto il mio appoggio
alla città in questa direzione». A proposito di restauri
e di carenze di fondi, è ormai un caso quello del
cantiere delle Grandi Gallerie dell'Accademia. I lavori dovevano
finire in teoria nel 2007, è saltata la già annunciata
inaugurazione di giugno - in occasione della Biennale -
e nessuno si sbilancia più a dire quando quei lavori
finiranno. «Per quel cantiere c'è innanzitutto un
problema di fondi per completare i lavori che sono stati
in parte ritirati perché non spesi nei tempi previsti.
Ora i fondi sono al Ministero dell'Economia. Cercherò di
sbloccarli perché tornino a Venezia. L'imperativo è
terminare al più presto i lavori e aprire le Grandi
Gallerie nel giro di sei mesi. E' un impegno che prendo,
sentiti anche soprintendenti e direttore generale».
29 marzo 2011
|
|
|
Nuova pubblicità in Campo San Bartolomeo |
|
IL CASO
In centro storico spunta un’altra maxi affissione
Il Gazzettino, Martedì 11 Gennaio 2011,
In campo San Bartolomeo un grande tabellone
pubblicitario campeggia su una parete della omonima
chiesa. È solo l’ennesima maxi affissione che
caratterizza la città storica ormai da molti mesi a
questa parte. Nel denunciare questa apparizione la
consigliera comunale del Pdl, Marta Locatelli, chiede di
rivedere una volta per tutte il regolamento, che
consente a Stato e Chiesa di non pagare l’imposta sulla
pubblicità. Una polemica analoga sta nascendo anche sul
futuro "nuovo" ponte dell’Accademia.
Sono passate solo poche settimane dall’ultima eco della
polemica sulle affissioni invasive, comparse qua e là in
tutta la città con lo scopo di raccogliere fondi legati
al restauro dei monumenti momentaneamente imballati dai
ponteggi. Settimane di dibattito evidentemente sterile,
se è vero che in campo San Bartolomeo ne è comparsa una
nuova, che copre una parte della chiesa, senza che il
Consiglio comunale ne fosse stato informato. A chiederne
conto è il consigliere del Pdl, Marta Locatelli, la
quale chiede di far partire al più presto la revisione
del regolamento sulle pubbliche affissioni, che ha
evidentemente delle falle in cui molti ci hanno
sguazzato. Come? Ad esempio garantendosi l’esenzione
dalla tariffa sulla pubblicità, che tradizionalmente Ca’
Farsetti concede ai beni dello Stato e della Curia. Un
vantaggio che secondo Locatelli sarebbe ingiustificato.
«Nonostante non sia stata data alcuna risposta
alle mie precedenti interrogazioni - attacca - in campo
San Bartolomeo appare una nuova maxi affissione con
evidente impatto visivo sull’intero campo. Vorrei sapere
se anche in questo caso siamo di fronte a una pubblicità
quale contributo per il restauro, se sia stato pagato il
canone autorizzatorio ovvero l’imposta sulla pubblicità
(Cimp) che viene pagato a livello nazionale da tutte le
società di pubblicità».
Questo il caso singolo, che tra l’altro sembra
un’installazione fine a se stessa, cioè utilizzata per
finanziare dei lavori che la pubblicità non nasconde
dietro il suo tabellone, come è accaduto finora.
«La base di partenza - propone Locatelli - può
essere solo una modifica del Regolamento dove solo il
Comune può essere autorizzato a gestire, di concerto con
la Soprintendenza, le maxi affissioni anche su immobili
di proprietà della Curia o dello Stato. Procedura che
non è stata adottata né per il palazzo Ducale, né per il
museo Correr né per il ponte dell’Accademia. Entrambi i
bandi sono infatti andati deserti e come sempre si è
giunti a trattativa privata».
Il bilancio 2011 e le tariffe Cimp sono ancora in
fase di definizione, quindi difficilmente il Comune,
anche se ritenesse non più sostenibili certe
agevolazioni, potrebbe rivisitare in tempo utile il
Regolamento. Tuttavia, per una riflessione seria i tempi
sembrano essere maturi, anche perché ci sono diverse
questioni poste da consiglieri comunali che attendono
una risposta.
Michele Fullin
|
|
·
Venezia, regate senza finanziamenti, gondolini
con lo sponsor
La Nuova Venezia 27 12 2010 di Alberto Vitucci
La Regata Storica
2010VENEZIA.
Il mondo delle regate alla ricerca di sponsor. I premi
diminuiscono di anno in anno, il Comune non ha soldi. E
l'unico sbocco è la ricerca di finanziatori privati. Con
una novità che potrebbe essere quasi «storica» per il
mondo del remo.
Gli esperti stanno valutando la proposta avanzata da
alcuni regatanti di inserire il logo dello sponsor anche
sulla fiancata delle barche. Una novità clamorosa, la
prima volta nel mondo delle regate.
Qualche decennio fa Strigheta e Ciapate furono
squalificati perché portavano il marchio della Coca
Cola. Oggi marchi e loghi di aziende sponsor sono
ammessi soltanto sulle maglie, con misure controllate
dal Comune. Ma i tempi sono cambiati, e come si leggono
le pubblicità enormi sulle facciate dei palazzi lungo il
Canal Grande, così si potrebbe aprire la strada alla
pubblicità sul gondolino, ripresa in primo piano dalle
telecamere Rai durante la diretta. Se ne sta parlando a
Ca' Farsetti, in vista della ripresa dell'attività.
L'assessore al Turismo Roberto Panciera aveva criticato
il grido d'allarme arrivato dai campioni. «Rappresentare
la propria città all'interno della festa storica
dovrebbe essere considerato un onore», dice, «e in ogni
caso non ci sono risorse pubbliche a disposizione più di
così. Bisognerebbe toglierle ai servizi sociali». Unica
strada, dice Panciera, quella del coinvolgimento delle
aziende private. Molti già lo fanno, come la Nuova che
offre premi ai primi equipaggi che passano sotto il
ponte dell'Accademia, premi vengono offerti anche da
enti e banche della città. E molti ristoratori offrono
il disnar ai regatanti.
Una tradizione che Benito Vignotto, campione di
Sant'Erasmo e fondatore della regata moderna delle donne
(1977) ha avviato anche per gli equipaggi femminili.
«Voglio ringraziare tutti coloro che hanno dato la loro
disponibilità e ci hanno ospitai», dice Benito, «i Do
Forni di Paties, la Fiaschetteria Toscana, la Vecia
Cavana, i ristoranti da Ivo, all'Angelo, Canaletto, Ae
Do Spade, Harry's bar, alla Busa da Lele, ai Vetrai, al
Gatto Nero di Burano, al Gambero, Lunardelli, Nalin. |
|
|
|
|
Siccome al peggio non c'è
mai fine ecco come hanno ridotto il Palazzo Ducale, ogni
commento è inutile come la giustificazione che la
pubblicità paga i restauri. |
|
|
Le foto sono di Alessandro
Tagliapietra |
|
|
Centri storici soffocati dal cattivo
gusto
L'archistar Foster: "Italia, cambia la legge"
I direttori dei musei internazionali lanciano l'appello
al ministro Bondi: salvate Venezia deturpata. Sotto tiro
i cartelloni pubblicitari che "impacchettano" i
monumenti. La Soprintendenza della città lagunare
spiega: "Soldi sponsor indispensabili per restauri"
di CARLO ALBERTO BUCCI |
ROMA -
A Roma più di sessanta palazzi storici trasformati in
cartelloni pubblicitari. A Firenze almeno 37 edifici
ammantati di poster. E Milano che di réclame formato
cantiere ne conta qualcosa come 261. E poi Venezia, che
ha solo 6 gioielli impacchettati per pubblicizzare
Rolex, Coca Cola, Bulgari. Ma è la perla della Laguna ad
aver svegliato lo sdegno internazionale.
Contro l'uso delle sponsorizzazioni invadenti sui
ponteggi di restauro a palazzo Ducale e sul ponte dei
Sospiri i direttori dei maggiori musei del mondo,
capeggiati dall'archistar sir Norman Foster, hanno
scritto al ministro dei Beni culturali Sandro Bondi e al
sindaco Giorgio Orsoni. Chiedono che mai più su piazza
San Marco e sul ponte dei Sospiri i turisti si trovino
davanti i mega poster: réclame gigantesche che nascondo
- fino alla fine dei lavori, nel settembre 2011 - gli
archi e le grazie dell'architettura gotica. Ma la
lettera degli esperti internazionali coinvolge tutto il
sistema dei restauri in Italia. Si apre infatti con una
richiesta precisa "al governo italiano": "cambiare la
legge che permette le enormi pubblicità sui ponteggi dei
palazzi pubblici".
La lettera, firmata tra gli altri da Neil MacGregor del
British Museum e da Glenn Lowry che guida il Moma di New
York, è stata lanciata dalla rivista Art Newspaper.
Bondi ha deciso di non rispondere. Replica la
soprintendente veneziana Renata Covello: "Abbiamo
soltanto 6 palazzi storici "impacchettati" di
pubblicità: attualmente Firenze ne ha 37, Roma più di
67, Milano 261". Spiega l'architetto: "I soldi dei
privati sono indispensabili per i restauri e poi ricordo
cantieri-poster anche sul British di Londra o al Neue
Museen di Berlino. Sappiatelo a Venezia è vietata la
pubblicità per le strade ed è la città meglio conservata
e tutelata al mondo".
Ancora più duro il sindaco Orsoni: "Questi illustri
personaggi pensano forse che siamo dei selvaggi con
l'anello al naso?". Palazzo Ducale è del demanio ma dal
1924 il Comune l'ha in gestione e, con i 7 milioni di
euro di incasso l'anno dalla biglietteria, tieni in
piedi tutti i musei civici. Per i restauri, deve quindi
rivolgersi agli sponsor. Che pretendono però poster in
bella evidenzia, previa autorizzazione statale del
bozzetto pubblicitario. "Lo prevede la legge - incalza
Orsoni - Vengano a Venezia i soloni di Londra e New York
a vedere come stiamo restaurando i monumenti e
amministrando bene la città".
Stato e Comune vanno a braccetto anche al Colosseo. E
hanno lanciato una gara che entro il 30 ottobre ci dirà
quanti sono i "mecenati" pronti a investire nei 10
progetti di restauro. Gli sponsor dovranno indicare la
cifra che sono pronti a versare. Ma anche in che modo
intendono farsi pubblicità. Sapendo però che mai
potranno incartare le arcate del Colosseo con foto di
ragazze ammiccanti. Ne va del decoro del simbolo di
Roma. "Ma se solo l'altro ieri hanno montato un mega
poster con la pubblicità di un'auto sui ponteggi di un
palazzo privato che s'affaccia proprio sul Colosseo, e
con tanto di illuminazione sparata che non serve certo
alla sicurezza del cantiere", denuncia Massimiliano
Tonelli del comitato "Cartellopoli", associazione che a
Roma si batte contro i circa "130mila cartelloni abusivi
piazzati lungo le strade, mentre il Campidoglio ne
ammette appena un terzo".
Almeno le pubblicità sui restauri salvano i monumenti.
Ma spesso non si tratta di lavori indispensabili. E
scoppiano le polemiche. È successo nel 2008 per il
restauro "griffato" di Castel dell'Ovo a Napoli e l'anno
scorso per il maxi striscione réclame su Ponte Vecchio a
Firenze. A Roma, solo quest'estate, dopo circa otto mesi
di cantiere disabitato, sono stati tolti i poster che
coprivano la facciata di palazzo Venezia. Un intervento
da appena 160mila euro deciso per una caduta di polvere
da un cornicione. A Venezia, almeno, palazzo Ducale è
entrato in cura dopo che nel 2007 una pietra da 30 chili
si era schiantata su piazza San Marco.
(ha collaborato Nicola Pellicani) 4
ottobre 2010 |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Pubblicità alle Gallerie
dell'Accademia |
|
|
Pubblicità alla Salute |
|
|
Forti con i deboli e deboli
con i forti |
|
A proposito di pubblicità
ammessa o vietata, ricordo le continue minacce di multa
che i vigili urbani mi rivolgevano perché mettevo un
paio di biglietti da visita sulla vetrina, in modo che i
clienti potessero prenderli. Secondo loro incorrevo nel
reato di pubblicità senza autorizzazione... |
|
PUBBLICITÀ & IMMAGINE Al Venetian coperto
Palazzo Ducale |
La
finta Venezia a Las Vegas copia anche le maxi affissioni |
|
Paolo Navarro Dina, Il Gazzzettino,
Mercoledì 27 Ottobre 2010 |
|
|
|
Quando ci si mettono gli americani, beh,
non ci sono storie. La foto qui accanto la dice lunga.
Ricordate Las Vegas? Ovvio. E la Venezia completamente
rifatta da quelle parti? Già, mattone per mattone,
gondola su gondola, canale per canale. Bene. Ora negli "States"
hanno voluto essere ancora più realisti. Sulle facciate
del "finto" Palazzo Ducale - proprio per renderlo uguale
a quello vero - ci hanno piazzato dei "megacartelloni"
pubblicitari. Presa per i fondelli in salsa yankee?
Nossignori. Marketing bell’e buono.
Come dire: se lo fa la Venezia "vera", perché non
possiamo farlo noi che ne abbiamo una tutta fasulla?
Già. Sottile ironia. Ed ecco quindi i "poster" sulla
facciata del "Ducale Palace" in bella mostra. Come
diceva quel famoso presentatore: vedere per credere...
Intanto al di là della "copia" americana, sul sito
di "The Art Newspaper", il "Giornale dell’Arte" in
lingua inglese, sono apparsi in questi giorni i commenti
dei lettori sulle notizie rilanciate dal giornale sui
"cartelloni pubblicitari" e ancor di più dopo la lettera
di alcuni dei direttori dei musei più prestigiosi al
mondo. E qui, è possibile leggere veramente di tutto, e
soprattutto commenti da tutto il mondo, con un unico
soggetto "Venezia e i manifesti pubblicitari". Anche se
si tratta di opinioni di lettori anglosassoni se ne
possono leggere di cotte e di crude con pareri discordi.
C’è la signora che vive in Florida che, riferendosi ai
manifesti, li giudica "abominevoli"; un lettore di Ney
York che parla di "scelta terribile", ma non manca
nemmeno un certo "Mark" che scrive dal profondo Texas e
che non si lamenta: «Ottima scelta, idea originale". E
aggiunge: "Lo farei anche su tutte le auto che
transitano sulle strade...".
Ma in maggioranza sono commenti critici, qualche
lettore ci va con l’accetta: «Sarebbe opportuno che si
iniziasse un boicottaggio contro tutti gli inserzionisti
che si prestano a questi scempi" - tuona Jerry da San
Francisco, mentre Claudia sempre dalla California,
rilancia: «É una vergogna - dice - per queste aziende
che non rispettano nulla. Dovrebbero avere maggior gusto
per le loro pubblicità e rispettare di più Venezia».
E qualcun altro, come Martha nel cuore del Midwest
americano, profonda provincia d’Oltreoceano che, dopo
esser venuta a Venezia con il marito, avverte di avere
il «"cuore trafitto" da questo genere di pubblicità
invasiva». E si potrebbe andare avanti. I commenti alla
petizione sono più o meno tutti sulla stessa falsariga.
Per carità nulla di trascendentale. Pittoresco questo
sì. Che sia anche il segno dei tempi? |
|
Tornano le pubblicità sui
vaporetti, non semplici avvisi di dimensioni discrete ma
pur sempre visibili, ma l'intero vaporetto rivestito di
decalcomanie colorate. La pubblicità in Canal Grande è
assolutamente bandita ma continuano le deroghe a questo
regolamento. |
|
|
|
Vaporetto pubblicità
esposizione Palazzo Grassi 2011 |
|
|
Vaporetti pubblicitario
Biennale arte 2011 |
|
|
|
|
|
|
|
Inoltre la già scarsissima
visibilità lasciata ai poveri passeggeri viene azzerata
dalla completa occlusione dei finestrini |
|
Oltre che sui vaporetti,
questa invasione di pubblicità aggressiva ha ricoperto
integralmente e per anni i monumenti più importanti
della città come si può vedere dalle immagini che
seguono. Non
sono un professionista pubblicitario ma non credo che la
visibilità e il successo di un messaggio dipenda dalla
superficie impiegata. Penso che un piccolo logo dello
sponsor, collocato al margine della facciata, possa
rimanere più impresso nel passante di una arrogante e
invasiva paginata.
Pur non piacendo a nessuno,
poche sono le voci che si sono levate contro, fra queste
riportiamo un articolo di Giorgio Camuffo uscito sulla
Repubblica che da esperto condanna senza mezzi termini
questa grande abbuffata di immagini imposte in una città
che richiederebbe estrema discrezione in ogni intervento
effettuato sull'arredo urbano.
|
|
|
Il Ponte dei sospiri
inghiottito dai manifesti pubblicitari |
|
|
|
|
|
Buona notizia |
|
Desidero segnalare una buona
notizia in controtendenza rispetto all'orgia di
manifesti attaccati dovunque, uno di quegli interventi
che costano poco ma che hanno un grande impatto sulla
qualità della vita almeno per le persone che soffrono
quando l'occhio non riesce a riposarsi, oltraggiato da
graffiti, fili della luce pendenti, avvisi, appesi
ovunque. In questi
giorni gli operai del Comune hanno fissato ai muri dei
supporti in rame sui quali affiggere i manifesti, in
modo da eliminare la totale anarchia tuttora imperante. |
|
|
|
|
|
|
|
Vecchio cartello delle
affissioni ancora al suo posto, vedi anche:
un cartello è
per sempre. |
|
|
|
|
Uno dei vecchi supporti per affissioni
pubbliche |
|
|
I resti del supporto per gli
"Annunzi Ufficiali" a San Giacomo dell'Orio. Si noti lo
spessore della fusione in ferro destinata a durare nei
secoli (e il cavo elettrico che lo attraversa..) |
|
|
|
|
|
|
|
|