IL LIBRO. "Barche
veneziane, catalogo illustrato dei piani di costruzione"
di Gilberto Penzo
Ritratti di vecchi e nuovi natanti, storie di vita
lagunare
Il Gazzettioni 29 giugno 2002
Venezia
Tutta la flotta lagunare passata e presente dalla
barchéta alla zattera, passando per tutto quello che
avete visto in giro per i canali, e soprattutto per
quello che non avete visto mai. Parliamo dell'ultimo
lavoro di
Gilberto
Penzo
, "Barche veneziane, catalogo illustrato dei piani di
costruzione", recentemente pubblicato dalla Libreria
editrice Il Leggio di Chioggia e presentato al pubblico
in occasione di Navalis, il secondo salone
internazionale della nautica in legno.
«Questa raccolta di tavole - scriveva lo stesso
Penzo
nella premessa alla prima edizione - vuole essere un
primo, imperfetto strumento di diffusione e
d'informazione di quanto si conosce sui rilievi di
barche veneziane e altoadriatiche». Lo scopo della
seconda edizione è lo stesso, ma con una robusta limata
a quell'aggettivo "imperfetto" che in qualche modo
limitava la completezza di quel primo catalogo. «In
questa seconda edizione - conferma infatti l'autore -
abbiamo raccolto i disegni e i rilievi credo di tutte le
barche che abbiano praticato la laguna».
Non si tratta, sottolinea
Penzo
, di progetti, dato che negli squeri veneziani si è
sempre lavorato non su disegni ma sulla base dei "sesti"
e dell'esperienza del costruttore, ma dei "ritratti", in
molti casi coevi, di barche per lo più ormai scomparse,
fatti con scopo soprattutto documentaristico a partire
in particolare dal Settecento, non a caso l'epoca
dell'Enciclopedia. Dietro a molti c'è un certosino
lavoro di ricerca negli archivi, salvataggi in zona
Cesarini in squeri che stavano gettando via tutto,
ritrovamenti fortuiti, rilievi fatti dallo stesso
Penzo
misurando antichi relitti.
Ne è uscito un lavoro gradevole e di piacevole
consultazione, dal quale è possibile trarre rapporti,
misure, proprorzioni di tutte le barche tradizionali
legate alla marineria veneziana, con alcune strizzatine
d'occhio ad alcuni antichi documentaristi, come Angelo
Marella o l'ammiraglio Edmond Paris che a loro volta
hanno lasciato cataloghi, disegni, minute informazioni
di vita quotidiana.
Ai puristi forse potrà non piacere, ma il catalogo
riposta in appendice anche i rilievi di barche che non
si possono definire classiche, come ad esempio il topo
da trasporto. Del topo, anzi, è curioso seguire
l'evoluzione (o l'involuzione...?) legata all'avvento
della motorizzazione, con il passaggio dalle antiche e
gradevoli forme marine figlie della vela al terzo alle
trasformazioni dovute al mutare dei pesi e delle linee
d'acqua finalizzate all'accoglimento di entrobordo,
assi, eliche.Il catalogo documenta anche i primi
motoscafi, le prime carene Hunt, i primi topi per le "scoasse",
i piani di costruzione dei battelli dell'Acnil (dai
motoscafi alle motonavi), i più moderni mezzi dell'Actv.
A ben guardare, alla fin fine dalle antiche rascone ai
ferry boat il catalogo racconta la vita di una comunità
che come poche sa e deve convivere con l'acqua.
Silvio Testa
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