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di Pier Giorgio Pinna
PORTO TORRES. Sedici
gondole elettriche. In stile veneziano, certo. Ma
rigorosamente made in Porto Torres. Le produrranno
proprio qui, nello scalo industriale, i cantieri della
Servizi Nautici Asinara. Destinazione? Baku, capitale
dell'Azerbaigian: antico centro che vuole lanciare il
turismo sul mar Caspio con una serie di modelli di
minicittà sulla falsariga di Las Vegas e l'immancabile
riproduzione di Venezia. «Per noi questo lavoro segna
l'apertura verso i mercati internazionali», commenta
soddisfatto il giovane manager della società, Raoul
Cermelli.
Ma l'avventura in Oriente
rappresenta qualcosa di più per il nordovest dell'isola.
Al di là delle aspettative della Sna per una commessa da
oltre mezzo milione di euro, quest'impresa è un segnale
importante per tutto il territorio.
E per varie ragioni.
Nasce da idee locali. È un'iniziativa che, insieme con
altre messe su dalla stessa società, si collega alla
valorizzazione dei mestieri patrimonio dell'isola. E per
un'area divenuta suo malgrado simbolo della crisi
attraversata dalla grande industria costituisce una
svolta: piccola-grande fiammella di speranza per puntare
ancora sull'export di prodotti frutto di un'inventiva
che evoca le tradizioni marinare.
Ma com'è nato il piano
proprio a Porto Torres? «Con altre sei aziende italiane
abbiamo partecipato a una selezione promossa dal governo
azero», racconta Cermelli, che appartiene a una famiglia
d'imprenditori (il padre, Rodolfo, opera da una vita nel
campo degli impianti di sollevamento).
«L'Azerbaigian, grazie ai
petrol dollari derivati dall'estrazione del greggio, ha
un'economia in forte movimento e ha deciso d'investire
sull'industria delle vacanze a Baku - continua
l'amministratore della Sna - Da parecchi mesi nella
capitale si lavora così per costruire canali e palazzi
dalla tipica impronta architettonica veneziana: bene, il
nostro progetto si è inserito in questo tessuto in
espansione». Già, ma in che modo? «Abbiamo presentato i
piani per realizzare una riproduzione, solo parziale
naturalmente, delle tradizionali gondole - risponde
Cermelli - Modelli non di legno ma di resina. Lunghi 5
metri e 35 centimetri contro gli originali di oltre 10
metri. A propulsione elettrica, non fatti muovere dai
remi: lungo percorsi prefissati nei canali funzionano da
sole, senza bisogno di guidatori. E hanno solo 4 posti,
al contrario di quelle tipiche che possono averne anche
6 o soltanto 2».
Le imbarcazioni, nere,
saranno dotate di comode poltroncine rosse. Color bronzo
le cromature dei pennacchi.
Dopo l'esame dei diversi
progetti, la scelta delle autorità di Baku è caduta sui
prototipi della Sna, ritenuti i migliori per il grande
parco in allestimento. Sorprendente che tra le società
scartate ce ne fosse che arrivava da Venezia, patria
delle gondole.
Ma allora? Che cosa ha
convinto della bontà dei prodotti made in Porto Torres i
rappresentanti commerciali che hanno svolto
l'intermediazione per conto del governo azero?
«Francamente non lo so di preciso, perché non esisteva
un bando di gara ma c'è stata una semplice analisi delle
differenti ipotesi in campo», dice Cermelli. «Con ogni
probabilità deve avere colpito il genere di soluzione
prospettata dallo studio d'ingegneria navale al quale ci
siamo rivolti per la programmazione, insieme con i
disegni, la qualità dei materiali e il tipo di
lavorazione garantito», aggiunge.
Adesso, per i dirigenti e
gli operai della Sna, comincia la corsa contro il tempo.
Le sedici gondole saranno consegnate nella mini Venezia
di Baku in due tranches successive: otto dovranno
raggiungere la capitale dell'Azerbaigian entro novembre,
le altre otto alla fine del febbraio 2012. Tutto sarà
pronto in vista della manifestazione musicale Eurovision
Song Contest, che in giugno richiamerà nel Paese sul
Caspio migliaia di visitatori.
Nel frattempo il cantiere
nautico di Porto Torres non trascura comunque altre
attività già intraprese. In queste settimane carpentieri
e maestri d'ascia lavorano al ripristino dello yacht
belga Marlene, devastato da un incendio ad Alghero ai
primi di agosto. E curano il rimessaggio e la
riqualificazione di altre unità private.«L'idea
di dar vita a questo stabilimento, che non ha
beneficiato di alcun finanziamento pubblico, mi è venuta
nel 2009 facendo il perito navale per una società
genovese - spiega Raoul Cermelli - Ho capito che molti
problemi non avevano possibilità di venire risolti su
scala locale. E che i proprietari in tanti casi erano
costretti ad andare in Corsica o in Liguria per ricevere
assistenza». Così i primi incarichi per la Sna sono
arrivati quasi subito. E ora le commesse si
moltiplicano, il business cresce, negli uffici della
società si respira un'atmosfera di fiducia.
Le gondole di Baku, insomma, potrebbero portare fortuna
sui mercati internazionali. E non solo. «Speriamo che
adesso l'autorità portuale doti il molo del travel lift,
ossia la gru per tirar su le barche più grandi: ci
darebbe la possibilità di ampliare l'offerta estendola a
maxi yacht, rimorchiatori e pescherecci oltre le 120
tonnellate», conclude Raol Cermelli. Che, da
imprenditore sempre attento ai punti dove soffia il
vento favorevole, pensa già ad altre prospettive, a
nuovi incrementi di fatturato, alle chance più moderne
di espansione.
2 settembre 2011
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Articolo tratto da
http://lanuovasardegna.gelocal.it/sardegna/2011/09/02/news/quelle-gondole-made-in-porto-torres-4889853 |
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Da Il Gazzettino 8 aprile 2010 |
I gondolieri chiedono un marchio più forte
L’offerta di una ditta pugliese di realizzare barche in
plastica
provoca la reazione sdegnata dei "pope": «Proposta
indecente»
Si sentono colpiti in quello che più credono, ovvero
nella difesa della tradizione. E indifesi di fronte a
tentativi di imitazione, malgrado esista un’istituzione
deputata alla tutela della gondola. Il mondo del remo,
primi tra tutti i "pope", fa quadrato davanti all’ultima
provocazione di una ditta di Brindisi, che ha offerto
all’Ente gondola la propria disponibilità a costruire
imbarcazioni in plastica. L’azienda giorni fa ha fatto
pervenire la sua richiesta. Non sia mai, hanno risposto
da Venezia.
Ma la "proposta indecente" ha aperto una
questione: come tutelare uno dei simboli della città?
Perché, se basta opporre un fermo rifiuto a offerte come
quella che è arrivata dalla Puglia, è anche vero che
nulla si può davanti a "fenomeni" come le finte Venezia
di Las Vegas, Shangai o altre parti del mondo, dove
l’interpretazione della venezianità è alquanto
flessibile e spesso di dubbio gusto.
«Il marchio della gondola e del gondoliere ci
sarebbe - dice Aldo Rosso, presidente dell’Istituzione
di tutela - ma si può utilizzare solo in laguna. Del
resto nessuno può impedire a barman mestrini di vogare a
Norimberga, come nelle varie "Venezialand" sparse per il
mondo».
«Una gondola sul lago Ontario non credo faccia
male a nessuno - osserva Renzo Scarpa, appena eletto
consigliere comunale - Basta che poi, come spesso
succede, non ci mettano il motorino. La gondola è ormai
riconosciuta come manufatto artigianale storico, al pari
di un monumento, ma ci vorrebbe una legge internazionale
che ne preveda la tutela, facendo ben capire che
l'originalità si trova solo a Venezia e che il resto è
solo spuria imitazione, Comunque, non credo vi sia un
solo veneziano che preferirebbe vedere gondole non in
legno».
E in effetti uno dei più "accalorati" nella difesa
della tradizione è Gianfranco Vianello "Crea", che anni
fa diede vita a un acceso dibattito sull’utilizzo del
compensato marino nella costruzione di gondole.
«Tutti - afferma Crea - dovrebbero sapere che la
gondola è una barca personalizzata, artigianale, non ce
n'è una uguale all'altra. Proprio mentre si sente
l'esigenza di una cantieristica da salvaguardare, c’è
chi lancia le proposte degli stampi in plastica, buoni
per tutti. Perché a questo punto si dovrebbero avviare i
corsi di maestri d'ascia per i giovani? La gondola è
costituita da sette legnami diversi; fu Nino Giuponi,
fin dal 1945, a suggerire un fondo di compensato marino,
per ridurre i costi di manutenzione. Ma sempre di legno
si trattava, non di plastica. Ogni secolo ha avuto la
sua gondola. Anche noi, ultimi maestri d'ascia, ci diamo
da fare per scoprire i segreti che Giuponi e Tramontin
si sono portati in tomba. Se non si capisce che il
futuro della città è legato alla sua tradizione, allora
meglio costruire tutto, non solo le gondole, in
vetroresina».
Eppure gondolieri e gondole sono presenti nel
mondo, gli uni vogatori improvvisati che, con maglietta
a strisce, trasportano a pagamento i clienti, le altre
comprate usate negli squeri veneziani e poi utilizzate
nei fiumi e nei laghi.
«Parlare di gondola, in bene o in male, rende
sempre in pubblicità, come quella che ha cercato
l'azienda di Brindisi - conclude Aldo Reato, presidente
dei bancali - Motivo in più per ricercare con la nuova
amministrazione comunale una definitiva soluzione a
tutti i nostri problemi, dal ruolo in città al moto
ondoso».
Tullio Cardona |
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