Torna a news 2010
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Una delle tante
proteste inutili contro il moto ondoso, nel 2004 |
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Collisione
gondola-vaporetto in Bacino, Michele Fulin, Il Gazzettino 30
12 2017
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Gondola si
schianta contro vaporetto, Vera Mantengoli, La Nuova Venezia
30 12 2017
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Dieci ore di traffico: il pericolo corre lungo il Canal
Grande
Il professor Joaquim Vogel morì il 17 agosto schiacciato da
un vaporetto mentre si trovava in gondola con la famiglia
sotto il Ponte di Rialto, nel punto più stretto del Canal
Grande, a Venezia. A un mese esatto dalla morte, un
veneziano molto attento ai problemi della sua città, Manuel
Vecchina, pubblica il video che dimostra l'enorme pericolo
dovuto all'alto numero di mezzi privati che circolano e
fanno manovra proprio nel punto dove avvenne l'incidente. |
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Il gonfalone di Venezia a
mezz'asta sul luogo dell'incidente mortale |
Positivo a cocaina e hashish indagato anche il
gondoliere. La Nuova Venezia 24 8 2013 |
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Turista schiacciato in gondola: «L'ho visto
morire davanti alla moglie e ai figli» /Foto
Un cameriere testimone della tragedia di sabato: «Il
vaporetto
è partito, come se il conducente non si fosse accorto di
nulla»
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di Davide
Scalzotto
VENEZIA - Ha
visto la gondola
schiacciata su quel pontile dal vaporetto,
ha sentito le urla della moglie disperata, ha
immortalato lo choc della bambina di 3 anni che
ha visto il papà morirle davanti agli occhi,
nell’ultimo disperato gesto di salvarle la vita.
«Una scena sconvolgente, soprattutto per come in
pochi istanti una famiglia è stata distrutta».
Besart Bytyci è un giovane cameriere kosovaro
che ha assistito all’incidente di sabato,
costato la vita a un docente tedesco, morto su
una gondola in Canal Grande, in quella che
doveva essere una giornata spensierata.
L’incidente, che è costato la vita a
Joachim Reinhardt Vogel, docente di
diritto penale all’Università Ludwig-Maximilian
di Monaco, è accaduto poco dopo mezzogiorno, in
un punto del Canal Grande molto trafficato,
appena dopo il ponte di Rialto. In quell’area ci
sono gli
approdi dei vaporetti, gli stazi dei taxi e
delle gondole, gli ormeggi delle barche di
trasporto merci. Ed è stato appunto un
vaporetto, secondo una prima ricostruzione, a
stringere la gondola verso la riva,
schiacciandola contro il pontiletto del
Magistrato alle acque.
Besart ha visto il battello che, dopo
l’impatto, ha proseguito la sua corsa.
«I gondolieri urlavano al pilota "fermati, non
vedi cosa hai fatto", ma il vaporetto è andato
avanti dopo aver rallentato un po’, come se non
si fosse accorto di nulla». Poi, la scena più
forte. «Il corpo del professore era steso nella
gondola, la moglie cercava di scuoterlo e si
aggrappava a lui urlandogli in tedesco "non
mollare, non mollare". I due figli più grandi,
di 10 e 8 anni, erano in piedi attoniti e la
bambina piccola, di 3 anni, era anche lei caduta
nella gondola. I soccorsi sono arrivati subito,
dagli altri gondolieri e poi da vigili del fuoco
e Suem. La moglie e i due figli più grandi sono
stati portati su un’altra gondola e poi sul
pontile, ma i bambini volevano a tutti i costi
raggiungere il loro papà, al quale stavano
praticando il massaggio cardiaco».
Il professore è rimasto schiacciato nel
tentativo di proteggere la figlia più piccola ed
è morto dopo un’ora in ospedale. «La bambina -
prosegue Besart - è stata subito presa in
braccio da un uomo e non piangeva, era sotto
choc e coperta di sangue. Una scena che mi ha
sconvolto. Si aggrappava a quell’uomo con tutta
la sua forza, come se cercasse protezione. Non
voleva più staccarsi, neanche quando l’hanno
portata via per condurla in ospedale. Non
dimenticherò mai quello che ho visto».
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Lunedì 19 Agosto 2013
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Ricostruzione
dell'incidente. Da Il Gazzettino |
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L'OPINIONE / Di turismo si può morire: alla ricchezza
mancano le regole
Si può morire di incidente andando in gondola? Sembra un
assurdo, ma nella Venezia assediata dal turismo e soffocata
da un traffico ormai insostenibile è successo
Alberto Vitucci La Nuova Venezia 19 agosto 2013 |
VENEZIA. Si può morire di incidente andando in gondola?
Sembra un assurdo, ma nella Venezia assediata dal turismo e
soffocata da un traffico ormai insostenibile è successo
anche questo. È la prima volta che un turista perde la vita
per un incidente a bordo di quella che oltre ad essere la
barca più famosa al mondo era anche considerata la più
sicura. Ma i tempi cambiano. La mancanza di regole e freni
al business del turismo ha prodotto una situazione
esplosiva. Che i più sensibili difensori dell’ambiente
denunciano da tempo. Ma che adesso, con la tragedia del
povero cittadino tedesco schiacciato dal vaporetto, riprende
attualità. Della straordinaria delicatezza di Venezia,
città-miracolo nata sull’acqua dagli equilibri fragili, ci
si accorge solo all’indomani delle grandi catastrofi. Fu
così nel 1966, con l’alluvione, poi negli anni Ottanta con i
morti di Marghera e l’inquinamento, le alghe i petroli,
l’incendio della Fenice. E mentre il dibattito nazionale si
concentra sulle grandi navi, le “piccole navi”, un tempo
familiari alla città si stanno trasformando in pericolo. Non
è più soltanto questione di “moto ondoso”, ma di un traffico
ingovernabile - e ingovernato - con migliaia di passaggi al
giorno nella via d’acqua più famosa del mondo, dove le
regole le stabiliscono i più forti.
Una legge regionale consente ad esempio ai taxi di svolgere
al tempo stesso attività di noleggio. Così chi crede di
salire su un taxi si trova alla fine a contrattare la corsa.
Le “carovane” con microfono lungo il Canal Grande hanno
libero accesso invocando il “servizio pubblico”. In realtà
si tratta di torpedoni - barche da 14 persone - noleggiate
ai turisti. Prima conseguenza, l’occupazione di spazio
prezioso sottratto ai servizi pubblici. Di una città
“finita” e non modificabile nella sua estensione, dove il
Canal Grande, la via principale, era nato per ospitare
barche a remi e a vela, oggi è violentato da oltre
cinquemila passaggi in un giorno. Di barche sempre più
grandi, sempre più veloci, sempre più inquinanti.
Di chi è la colpa dell’incidente? Non del povero gondoliere,
tantomeno del pilota Actv costretto alla retromarcia dalla
babele di barche davanti a lui. Forse quella delle barche a
remi o delle barchette dei veneziani - ormai sempre più rare
e tartassate da regolamenti assurdi - o forse quella del
povero turista, che non si era prima informato dei rischi
che si possono correre a salire in una gondola. Adesso dopo
il morto qualcosa succederà. I riflettori del mondo si
accenderanno e tutti si chiederanno - come già per le grandi
navi - come sia possibile che a Venezia sia permesso ai
“Tir” e ai torpedoni d’acqua carichi di turisti di arrivare
fin nel cuore della città storica. Il turismo è una
ricchezza, ma le regole le deve fare l’autorità pubblica.
Ascoltando tutti ma decidendo da sola per il bene
collettivo. Nella città storica devono avere libero accesso
i vaporetti di linea (ecologici e riorganizzati), i taxi
(veri), le barche del trasporto merci (non troppo grandi),
le barche a remi e le barchette a motore. Gli altri fuori.
Altrimenti tra poco saremo qui a piangere un’altra disgrazia
annunciata. |
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DOPO LA TRAGEDIA
Il sindaco Orsoni: "Nuovo modello di navigazione in Canal
Grande"
Orsoni: «Scelte da fare, ma priorità al servizio pubblico».
Ghetti: «Stop ai corporativismi». Venerdì vertice con
l'assessore alla mobilità Ugo Bergamo
La Nuova Venezia 19 08 2013 Roberta de
Rossi
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VENEZIA. «Non è vero che regole non ci sono: il problema è
che non sempre vengono rispettate. Dopo di che, è certo, il
traffico in città è molto aumentato e va ripensato un nuovo
modello di disciplina della navigazione, per capire come far
convivere servizi pubblici e traffico turistico, come
rivedere le fasce orarie già oggi esistenti sulla
circolazione di imbarcazioni merci e turistiche,
modificandole, e certamente rivedere la posizione di stazi
di gondole e taxi. Serve una riflessione congiunta con tutte
le categorie, ma - mi pare ovvio - se si tratterà di fare
delle scelte la priorità dev’essere del trasporto pubblico
che viene utilizzato da tutti, residenti e turisti».
Così, ieri, il sindaco Giorgio Orsoni, mentre sotto le
finestre di Ca’Farsetti - e di casa sua, a San Silvestro -
sfilava il corteo di gondole listate a lutto, dopo la
cerimonia di cordoglio in memoria di Joachim Reinhard Vogel.
Un paletto, il sindaco, lo fissa: se c’è da scegliere, i
trasporti pubblici vengono prima di tutti, pur con
l’obiettivo della convivenza tra esigenze di mobilità
diverse e «regole certe e ferree».
Dopo di che, nella riunione convocata d’urgenza sabato sera
con Avm-Actv, gli assessori Ghetti e Bettin, il comandante
dei vigili urbani Marini, Orsoni ha anche chiesto
all’azienda non solo una rapida inchiesta interna, ma anche
di chiarire cosa ci facessero cinque vaporetti cinque
ammassati in 150 metri di Canal Grande al momento della
tragedia e di conoscere l’impatto sul traffico della
protesta in atto da mesi da parte dei comandanti: se da una
parte il rigoroso rispetto dei limiti di velocità non è uno
“sciopero bianco” da parte dei comandanti - anche se
talvolta esasperato dal lasciar acqua a ogni tipo di
imbarcazione - dall’altra non solo non ha evitato la
tragedia di sabato, ma determina come contraccolpo convogli
di mezzi in ritardo e in attesa di approdo in mezzo al Canal
Grande e in Bacino, con gravi problemi di manovra, come è
avvenuto sabato. Lo riferisce l’assessore alla
Pianificazione strategica Pierfrancesco Ghetti.
«Abbiamo preso visione del filmato dell’incidente, ripreso
dal sistema di videosorveglianza del Comune, Argos (e
consegnato alla Procura, che indaga per omicidio colposo, ndr)»,
racconta Ghetti, «e in quel momento c’erano ben cinque
vaporetti in quel tratto di Canal Grande: la magistratura
accerterà le responsabilità e il traffico in quel tratto di
Canal Grande è folle, con gondole che sbucano da rio di San
Luca e dallo stazio, taxi a decine, barche da trasporto...
c’è di tutto, troppo. Però è certo che anche questo
“sciopero bianco” aggrava la situazione, perché si creano
convogli di mezzi Actv in ritardo che si accumulano ai
pontili».
Ai vigili urbani e agli uffici trasporti, il sindaco Orsoni
ha poi chiesto anche di avere un quadro delle concessioni
acquee lungo tutto il Canal Grande: in tal senso, sarà
valutato il mantenimento anche del pontile di rappresentanza
del Magistrato alle Acque - contro il quale il vaporino ha
schiacciato la gondola - molto grande in uno dei tratti più
stretti e trafficati del Canal Grande.
«Ovvio che questa tragedia deve spingerci tutti ad
affrontare con determinazione la situazione», conclude
Ghetti, «ma nessuno deve chiamarsi fuori da responsabilità.
Il tavolo di confronto - come ha assicurato il sindaco -
sarà attivato a giorni, ma tutte le categorie devono fare un
passo indietro, non possono puntare l’indice e poi dire “io
non mi muovo”. Sono il primo ad aver criticato il Vaporetto
dell’arte e concordo personalmente sul fatto che Alilaguna
debba avere pontiletti dedicati e anche non necessariamente
centralissimi, ma tutte le corporazioni devono mettersi in
gioco: i gondolieri non possono pretendere di uscire da
stazi e canali avendo sempre strada e i taxisti devono
rispettare distanze e, se necessario, anche itinerari. Ci
dicono: perché come Comune non avete agito prima? È vero.
Però le corporazioni da mesi si oppongono a ogni modifica di
quelle che sono più che altro abitudini e non vero
interesse: accettassero la novità, scoprirebbero che il
business non ne risentirebbe. Va superato un atteggiamento
di chiusura ed aprirsi a un nuovo regolamento acqueo che
garantisca tutti, ma assicuri il servizio pubblico».
Nonostante il tam tam di sabato sera annunciasse già per
oggi un incontro, in assenza di convocazioni ufficiali ieri
alle diverse categorie, l’appuntamento certo resta quello
già in programma per venerdì, al ritorno dalle ferie
dell’assessore alla Mobilità Ugo Bergamo.
Da parte loro i piloti Actv chiedono più pontili, di
valutare passaggi obbligati attraverso il Rio Novo per i
taxi che da piazzale Roma-Stazione devono andare verso San
Marco, soprattutto, di rivedere tempi di percorrenza e che
il Comune assuma decisioni su chi ha la priorità di transito
in Canal Grande - con le gondole che escono a convogli dai
canali a ridosso dei pontili, come nel rio di San Luca e i
taxisti che viaggiano in colonna sempre guardando dall’altra
parte - come pure in Bacino, dove il problema sono
granturismo e grandi navi, o alla stazione, con un via vai
di taxi dalle rive, tra taxi i pontili Actv. «Ora come ora
sembra di lavorare in un mercato sulle barche a Bangkok:
navighiamo a vista», commenta un pilota. Su un punto, però,
comandanti e gondolieri si trovano d’accordo, puntando
l’indice sui passaggi del semi-deserto Vaporetto dell’Arte e
le fermate agli stessi imbarcaderi dei mezzi Alilaguna, per
i quali servono pontiletti ad hoc. Ogni decisione del Comune
scontenterà qualcuno, ma va presa.
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Moto ondoso ai limiti Si strappano le corde e i pali delle
gondole
La protesta dei gondolieri del traghetto davanti al Danieli
«Qui c’è una situazione esplosiva, qui lavoriamo a rischio» |
di Alberto Vitucci
VENEZIA. «Sabato e domenica è stato un disastro. Qualche
controllo dei vigili c’era, ma non basta. Qua si rischia
ogni giorno, rischiano i turisti di andare in acqua,
rischiamo noi. O si fa qualcosa o dovremo cambiare
strategia». Daniele D’Este, giovane bancale
del traghetto Danieli, allarga le braccia sconsolato.
«Cerchiamo il dialogo, ma non succede nulla e la situazione
peggiora», dice, «i colleghi non ce la fanno più». Dura
protesta in arrivo dai gondolieri per un moto ondoso ormai
ai limiti. La situazione a San Marco in questi giorni di
Biennale ha superato l’emergenza», denuncia Aldo Reato,
presidente dei bancali e
dei gondolieri veneziani. Ieri secondo vertice tecnico con i
responsabili di Actv, motoscafi, Alilaguna. Si cerca un modo
per ridurre almeno i danni provocati dalle manovre dei
vaporetti e dall’eccessiva velocità dei motoscafi. Ma è come
svuotare il mare con un cucchiaio. Ieri, finita la tre
giorni di fuoco della Biennale e il via vai forsennato di
taxi e vaporetti carichi di visitatori, la situazione moto
ondoso era di nuovo al livello di guardia. «Quest’anno
abbiamo pagato 50 mila euro di pali, distrutti dal moto
ondoso», dice D’Este, «non parliamo dei 130 mila euro che il
nostro traghetto paga per i posti barca. Ma adesso le
gondole non si possono più nemmeno legare, le corde si
strappavano per i colpi e le abbiamo sostituite con
elastici. Non serve a niente che vengano i vigili due ore, o
la barca dei carabinieri nel tardo pomeriggio. Ci vuole un
controllo continuo. Ormai questa è un’area a rischio».
Traghetti e stazi in subbuglio. E convivenza sempre più
difficile con i vaporetti. Ma le onde non sono soltanto un
problema di San Marco. Anche in Canal Grande i motoscafi
viaggiano spesso ben oltre i limiti, alle Fondamente Nuove
arrivano planando dal canale di Tessera. Impossibile far
benzina al distributore delle Fondamente Nuove, a rischio
anche le barche a remi e le canoe della Canottieri Querini.
«L’educazione non c’è più», dice un vecchio regatante, «la
vigilanza non si vede. E il moto ondoso aumenta». I
motoscafisti regolari danno la colpa agli abusivi, i
gondolieri all’Actv, tutti ai diportisti, che però
rappresentano in Canal Grande solo il dieci per cento del
traffico totale. Un sistema da rivedere completamente,
quello del traffico acqueo. Con limiti assurdi: cinque
chilometri l’ora in Canal Grande e nei rii. che diventano 7
per i taxi e 11 per i vaporetti. 11 chilometri a San Marco,
20 poco più in là. Scafi non adatti alla laguna, motori
troppo potenti. E le onde aumentano. San Marco e la Giudecca
nel weekend parevano un mare in tempesta.
La Nuova Venezia 5 giugno 2013 |
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Nei rii divieto di ormeggio Multe a
raffica e proteste
Centinaia di contravvenzioni dei vigili che applicano alla
lettera il regolamento L'articolo 5 vieta «l'abbandono di
natante». E nessuno può scendere a riva
Alberto Vitucci La
Nuova venezia 28 luglio 2012
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A Venezia non si può
più andare in barca. O meglio, in barca si può salire, ma è
vietato scendere e ormeggiare. E' l'esito clamoroso
dell'applicazione rigida di un codicillo contenuto nel nuovo
«Regolamento della circolazione acquea per i rii di
Venezia», approvato dal Consiglio comunale nel dicembre
scorso. Negli ultimi mesi sono centinaia le contravvenzioni
verbalizzate dai vigili urbani a carico di veneziani e
diportisti, il «reato», punito se va bene con 66 euro di
multa, è quello dell’abbandono dì natante». Proteste degli
interessati, che pensano a costituirsi in comitato e
minacciano manifestazioni e ricorsi. Perché in questo modo,
dicono, «a Venezia in barca non ci potrà più andare. Le rive
saranno monopolio delle categorie, in particolare di gondole
e taxi. Chi ha una barca non la potrà più usare». Così
Venezia sta cambiando pelle un po' alla volta, perdendo la
sua caratteristica unica al mondo di città d'acqua e di
barche.
Succede che nei
raid sempre più frequenti - nei rii del centro storico ma
anche al Lido - i vigili contestano alle barche ormeggiate
l'articolo 5 comma 2 del nuovo regolamento che recita: «E'
vietato lasciare incustodite le imbarcazioni sulle rive e
nelle fondamente ad eccezione di quelle regolamentate con
soste a tempo limitate». Ma le soste a tempo limitato per
ora non esistono. Non ci sono in città ormeggi per poter
attraccare e scendere a riva. Nel centro storico le rive
pubbliche sono state «divise» tra le categorie. Gondolieri,
e poi taxi e merci.
Non si può
attraccare nemmeno al Lido, se non a proprio rischio. E
anche l'accesso alle spiagge è precluso. Le barche devono
fermarsi a 500 metri dalla riva, non ci sono punti di
accesso. «Tra questo e l'aumento degli spazi acquei ci
costringono a vendere le barche», si sfoga un anziano
pescatore. «Altri minacciano esposti alla magistratura.
«Viene leso un diritto, e poi viene impedito agli occupanti
della barca di scendere a terra e di allontanarsi». «La
norma è nata per stroncare i furbi», provano a spiegare
all'Ufficio del Traffico Acqueo, «perché c'era chi lasciava
la barca nei posti acquei senza pagare il canone. Altri che
occupavano le rive pubbliche». Ma una sosta di mezz'ora non
può essere paragonata all'«abbandono di natante». Che fare
se bisogna scaricare a casa un pacco o se si deve
accompagnare una persona? Perché non pensare, come succede
in terraferma, ad aree di sosta, magari a tempo, com'era
stato promesso? Intanto i vigili colpiscono, e le proteste
aumentano. Gondolieri che vanno al lavoro con il barchino,
piccole imprese che ormeggiano per consegnare un televisore,
veneziani che nonostante l'invasione del turismo vogliono
mantenere la tradizione di andar per acqua con le
imbarcazioni tradizionali e le piccole barche a motore. La
protesta sale.
400 ordinanze
per il traffico
Una babele di ordinanze, oltre 400. Divieti e regole spesso
in contrasto tra loro. Ma un vero Piano del Traffico non
c'è. impossibile per chi lavora in barca o la usa per
diporto conoscere il contenuto dei provvedimenti. Sensi
unici e rii blu, limiti di larghezza e velocità. Obbligo di
stare a sinistra, età minima di 14 anni anche per andare a
remi. Ma il caos aumenta. E i comitati chiedono la revisione
di alcune norme (a. v.). |
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«Canal Grande a rischio» allarme dei piloti Actv
Collisioni sfiorate negli ultimi giorni, traffico ormai
fuori limite. Aree ad alta pericolosità come Ferrovia,
Rialto e Riva Schiavoni. «Navigare è faticoso»
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Vaporetti a rischio in Canal Grande e in Bacino San Marco.
Troppo traffico turistico e i piloti lanciano l’allarme:
«Così viaggiare è diventato pericoloso». Una nuova emergenza
per il traffico acqueo, giunto in questi giorni di massimo
afflusso turistico quasi a saturazione. Segnalazioni
numerose sono arrivate alla centrale operativa dell’azienda
di trasporto e al Comune da parte di piloti di vaporetti e
motoscafi che hanno rischiato la collisione. «Ogni giorno è
peggio», denunciano. E chiedono controlli più efficaci e
nuove regole. Il mezzo pubblico dovrebbe avere sempre la
precedenza. Ma nei punti nevralgici (San Marco, Rialto,
Ferrovia) quasi mai è così. Manovre improvvise di taxi che
escono in retromarcia a pochi centimetri dalla prua del
vaporetto. Motoscafi turistici in mezzo al Canale. Gran
Turismo che fanno manovra anche in posti molto stretti, come
davanti alla stazione di Santa Lucia, dove il Comune ha
allestito un nuovo approdo per taxi in mezzo a due pontili
Actv. E manovre ad alto rischio a San Marco, al Danieli e in
Riva Schiavoni, davanti alla caserma Cornoldi, dove a decine
i Gran Turismo arrivano e partono carichi di turisti
«tagliando» le rotte dei mezzi di linea. Da anni si chiedono
soluzioni alternative, terminal decentrati a Sant’Elena e
Giardini – erano stati richiesti dai comitati e già
progettati – pontili riservati ai taxi e non ai motoscafi a
noleggio, riduzione del traffico. Ma un nuovo Piano tarda ad
arrivare, e la situazione peggiora. I motoscafi sono in
aumento, in questa stagione sempre in servizio. E si rischia
la collisione. È successo l’altro giorno, nel primo
pomeriggio, davanti alla stazione di Santa Lucia, qualche
ora più tardi in bacino San Marco.
Protestano i gondolieri, per il moto ondoso del Bacino che
mette a rischio la sopravvivenza delle gondole con onde alte
e continue. Anche loro a volte sono protagonisti di manovre
impreviste. Soprattutto in uscita dai rii di San Luca, della
Banca d’Italia, dell’Olio. Cortei che non si fermano anche
se il battello suona e chiede strada. «Ma i comandanti
lasciano la marcia avanti a tutta e producono una scia
pericolosa», replicano i gondolieri. Sotto accusa i
vaporetti anche per le alte velocità – ben oltre i limiti di
11 chilometri orari (7 per i taxi, 5 per le barchette)- in
Canal Grande e bacino San Marco. Soprattutto con la bassa
marea, dicono, la restìa, cioè
l’onda di risulta, può essere molto pericolosa.
Intanto in Canal Grande siamo vicini alla paralisi. La
mattina presto alla stazione caricano i Gran Turismo, poi i
taxi, in mezzo ai due pontili di linea 1 e 2. In mattinata
ci sono anche le barche di Vesta e i barconi da trasporto.
Nel pomeriggio le «carovane» di motoscafi a noleggio in
gruppo carichi di turisti. Per i residenti e il servizio
pubblico la sopravvivenza è sempre più difficile.
Alberto Vitucci La Nuova Venezia 27 luglio 2012 |
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L’EMERGENZA L’assessore Ugo Bergamo: «Solo
unificando le competenze si può intervenire»
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Moto ondoso, il Comune chiede poteri
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Tassisti, gondolieri, trasportatori, Actv
ascoltati in commissione a Ca’ Farsetti:
tutti contro tutti |
BACINO SAN MARCO Il recupero della gondola
affondata il 26 agosto |
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Mercoledì 14 Settembre 2011, |
«È necessario un appello trasversale al
governo, affinché l'intera gestione delle
acque veneziane sia di completa pertinenza
del Comune».
L'assessore Ugo Bergamo ha posto
questa opzione come base fondamentale per
contrastare il moto ondoso. Ieri, attesa da
molti, si è riunita la IV commissione
(Traffico acqueo), presenti tutte le
categorie interessate. «Risulta paradossale
- ha continuato Bergamo - che tratti come il
canale della Giudecca siano di pertinenza
dello Stato. In questo modo non vengono
applicate le medesime normative».
A seguito della difficoltà dei
gondolieri e dei recenti episodi che hanno
visto il rovesciamento di gondole con
clienti a bordo, la commissione voleva
ascoltare tutti coloro che per lavoro vanno
per acqua, cercando proposte e convergenze.
Invece, tutti sono rimasti nella loro sfera
privata, sciorinando le proprie necessità.
Nulla di fatto, quindi, solo una sequela di
diritti e di accuse, sintetizzate dal
consigliere Renzo Scarpa (gruppo misto): «In
queste riunioni ciascuno espone un problema,
che è sempre causato da altri».
In effetti, ieri nessuno si è sognato
di fare sistema; nemmeno i gondolieri,
rappresentati dal presidente Aldo Reato,
hanno alzato la voce, limitandosi
all'osservazione di come il lavoro sia
divenuto pericoloso soprattutto allo stazio
Danieli ed auspicando soluzioni
amministrative. Tutto qui, quasi a non
disturbare il conducente.
Inizia Marino Fontanella, direttore
Actv del traffico acqueo: «Purtroppo la
flotta complessiva che naviga in laguna è
diventata illimitata - ha detto - I nostri
orari sono stati calcolati in base al
rispetto della velocità: se dobbiamo
abbassarla ancor più, dovremo sopprimere
corse oppure aumentare i tempi di
percorrenza, con disagio per turisti e
residenti, oltre ad un inutile consumo di
carburante».
Molte richieste di controllo sono
state rivolte al dirigente della polizia
municipale, Giordano Zuin: «Più di così non
possiamo fare - ha ammesso Zuin -
dall'inizio dell'anno ad agosto abbiamo
comminato 1345 sanzioni, il 17 per cento ad
Alilaguna, 165 ad Actv ed il restante ai
natanti privati e ai taxi acquei. Fra questi
ultimi c'è stato chi in nove mesi è stato
multato 8 volte. Cerchiamo di controllare il
più possibile».
Sebastiano Costalonga (Pdl) ha
consegnato a tutti un dossier fotografico di
tassì che hanno imbarcato dove non avrebbero
potuto, perché limitati dalla targa rossa.
Fra le foto, anche Valeria Marini in
procinto di recarsi alla Mostra del Cinema.
«Uno dei maggiori problemi - ha dichiarato
Costalonga - sono i cosiddetti motoscafi
abusivi, che acquisiscono la licenza in
Comuni lontani, fino a Rosolina e oltre».
Inasprire le sanzioni? Applicare la
patente a punti, fino alla sua eventuale
sospensione, sembra una buona soluzione a
Camilla Seibezzi (Verdi) e a Marta Locatelli
(Pdl), ma Bergamo ha fatto notare che
sarebbe necessaria una variazione di
normativa a livello statale, visto che
tuttora non è altresì possibile sequestrare
le barche che reiterano il superamento dei
limiti di velocità. Marco Zuanich (Lega)
vorrebbe un'indagine sulle voragini presenti
sotto i palazzi del Canal Grande ed ha
attaccato l'Actv per le modalità d'approdo,
mentre il suo collega Giovanni Giusto si è
scagliato contro Alilaguna, "rea" di
sollevare troppe onde per carene non consone
alla laguna. |
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Il Gazzettino, Venerdì 12 Agosto 2011, |
Aumentano i controlli delle forze di polizia, ma
aumenta anche il moto ondoso a causa dell’aumento
del traffico acqueo. Il bilancio di luglio della
Polizia municipale parla di 418 violazioni in un
mese (2265 dell’inizio dell’anno) per superamento
dei limiti di velocità. «Di queste 263 sono a carico
di imbarcazioni iscritte sia alla navigazione
interna sia alla navigazione marittima (cioè taxi e
lancioni granturismo, ndr) - spiega il commissario
capo Giordano Zuin - mentre 155 sono a unità da
diporto. In linea con gli anni precedenti». Sono 115
le violazioni accertate in Bacino di San Marco dove
il limite è di 7 km all’ora. Oltre il 10% imputate a
mezzi Actv che per rispettare gli orari premono
sull’acceleratore. Nel totale delle contravvenzioni
figurano anche due notizie di reato per un
conducente della linea 1 e per un trasportatore che
ha perso il carico in Canal Grande. 89 sono le
violazioni rilevate grazie al sistema delle
telecamere Argos in canal Grande, dove si si
concentra gran parte dei controlli, ma altri punti
caldi sono i canali delle Sacche e delle Fondamente
Nuove. Logico però che se i vigili dei canali
vengono dirottati anche in molteplici altri servizi,
tipo il presidio di campo Santa Margherita, in acqua
la situazione può peggiorare. La polizia provinciale
in luglio ha eseguito 59 controlli in 11 servizi in
laguna di Venezia. Ma il problema è lungi
dall’essere risolto. Andrea Bedin, presidente del
Comitato Veneto Federazione Canoa Kayak, ricordando
l’episodio in cui furono coinvolti due campioni di
canoa videro affondato il loro k2 a Cannaregio,
interviene con una nota polemica. «Non capisco come
non possano vergognarsi i conduttori dei natanti del
centro storico veneziano - sostiene - Non riesco a
capire quanto devono essere grandi questi interessi
che permettono ai conduttori di barche a motore di
correre e fare onde senza il minimo rispetto per le
persone e la città. Nessuna delle amministrazioni
che si sono succedute al governo ha preso una
posizione seria. Sono anni che le associazioni
veneziane di canoa e canottaggio non riescono a far
crescere i propri campioni (salvo rare eccezioni) e
sono costrette a mille escamotage per gli
allenamenti»
Raffaella
Vittadello |
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Moto ondoso in laguna emergenza dimenticata |
Il
Gazzettino 23 5 2011 |
TRASPORTO & AMBIENTE Le associazioni Italia Nostra
Wwf, Lipu e Vas denunciano un andazzo pericoloso |
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Chi paga?
Moto
ondoso, garitte addio. Alberto Vitucci. La Nuova
Venezia 30 06 2010 |
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Alcune delle garitte dei vigili perennemente vuote |
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Una
delle tante proteste inutili contro il moto ondoso, nel 2004 |
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Un ufficio galleggiante contro il moto
ondoso
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Entra in esercizio il Rialto 720, gioiello tecnologico "made in
Venice" È climatizzato e connesso alla rete. I controlli saranno
veloci e precisi |
Sembra un motoscafo come gli altri, ma in
realtà il "Rialto 720" segna un punto di svolta per la polizia
municipale. Da ieri gli agenti avranno a disposizione una barca
costruita attorno alle loro esigenze, fatta per navigare in
laguna con basso impatto ambientale, dotata di climatizzazione
per lavorare a lungo e soprattutto connessa alla rete
informatica del Comune. Insomma, un vero e proprio "ufficio
mobile" dotato di scanner, computer, stampante. Tutto integrato
e controllato secondo le più moderne tecnologie.
Il "battesimo" della barca
(anche se "asciutto", senza la bottiglia di champagne, come ha
lamentato il sindaco) si è tenuto ieri di fronte a Ca’ Farsetti,
con la benedizione di don Natalino Bonazza e la presenza
dell’assessore alla mobilità Ugo Bergamo e del vicecomandante
dei vigili, Alfonso Garlisi. Sette metri e 20 di lunghezza, 2 e
40 di larghezza per 160 cavalli di potenza, capaci di spingerla
a 30 nodi. Niente vetro, ma polimeri ad alta trasparenza in
omaggio alle norme di sicurezza. Il tutto per 152 mila euro, che
tra l’altro avanzano dai fondi del Commissario al moto ondoso.
«La stessa cifra - spiega Garlisi - che avremmo speso per una
barca di serie. Tra un mese ce ne arriverà un’altra». Artefice
della barca è il cantiere Starting Technologies di Mestre di
Roberto Bolzonello, su progetto di Mauro Feltrin e Marzia
Zangrando.
«È una iniziativa
importante - hanno commentato il sindaco e Bergamo - a
disposizione della città».
Ora non resta che attendere
l’utilizzo effettivo in laguna, dal momento che il traffico a
motore ha bisogno di essere disciplinato. La barca è collegata
direttamente al sistema di telerilevazione Argos, che controlla
il canal Grande e che segnala automaticamente quali mezzi
superano il limite di velocità. In questo modo, sarà possibile
intervenire in tempo reale e con informazioni dettagliate. |
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Da Il gazzettino 01-07- 2010
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:
penzo.gilberto |
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