Un medico può seppellire i propri errori, ma un
architetto può solo consigliare al cliente di piantare
rampicanti. (Frank Lloyd Wright)
Ponte di Calatrava, la prima
corsa dell'ovovia
Viaggi solo per disabili e donne in gravidanza. Per
salirci bisognerà citofonare: più di 7 minuti per
attraversare il ponte
Corriere del Veneto
11 novembre 2013,
Francesco Bottazzo
Di sicuro non ci sarà la targa ricordo per la prima
persona che attraverserà il ponte della Costituzione a
bordo dell’ovovia, visto che il Comune ha pensato bene
di far calare il silenzio sull’avvio delle corse.
L’ovetto sarà pronto a portare da una parte all’altra
del Canal Grande disabili, donne incinta e persone con
ridotta capacità motoria. Basterà citofonare ai piedi
del ponte dove è posizionata l’ovovia e aspettare la
risposta del personale di Avm che attiverà il servizio,
aprendo la porta e mettendo in moto il dispositivo.
Nessuno lo sa (la giunta ha deciso che dovrà occuparsi
della comunicazione Avm), ma dopo almeno cinque anni di
attesa, errori, ritardi, aumento dei costi, Ca’ Farsetti
ha deciso di far passare tutto sottotraccia, come se
quell’ovetto funzionasse da tempo.
L’assessore ai Lavori pubblici di oggi Alessandro
Maggioni, come quello di ieri Mara Rumiz che—spinta
dall’allora sindaco Massimo Cacciari — aprì il ponte
sfidando la cabala la sera dell’11 settembre 2008 senza
nessuna inaugurazione e taglio del nastro. Del resto c’è
poco da festeggiare: da qualsiasi parte la si guardi, la
sua storia è piena di errori ed inghippi. A partire dal
costo, se all’inizio l’ovovia doveva costare un milione,
e adesso il conto è arrivato a raddoppiare. Per non
parlare delle leggerezze di progettazione che hanno
portato i tecnici a dover intervenire in corsa: dalle
porte troppo strette che non rispettavano la larghezza
minima della normativa sull’abbattimento delle barriere
architettoniche, all’alta temperatura registrata
all’interno d’estate, che arrivava anche a settanta
gradi. Sono passati quasi nove mesi da quel 23 febbraio
in cui l’ovetto avrebbe dovuto cominciare ad andare
dalla stazione a piazzale Roma, ed invece è stato
fermato in fretta e furia per non incorrere a soste
improvvise e inaspettate. Nel frattempo sono stati
limati i difetti, inserite nuove ruote che grazie ad una
sorta di cuscinetto, fanno vibrare meno il ponte della
Costituzione. Nelle prove delle ultime settimane
l’ovovia non si è mai fermata convincendo i tecnici ad
aprirla al pubblico.
Il giorno è finalmente arrivato, e l’undici ritorna
ancora nella storia del ponte: 11 novembre 2013 come 11
settembre 2008. La scorsa settimana la giunta ha
approvato il contratto di servizio con Avm e integrato
il disciplinare tecnico, perché sarà il personale che
oggi segue il people mover a doversi fare carico
dell’assistenza e del funzionamento dell’ovovia. Non a
caso funzionerà part time: dalle 8 alle 22 durante la
settimana, dalle 9.30 alle 20 nei giorni festivi. Per
andare da una parte all’altra del ponte ci vorranno poco
più di sette minuti, a cui dovranno essere aggiunte le
attese dalla citofonata. Se ad esempio l’ovetto si
trovasse nella riva opposta bisognerà armarsi di
pazienza. La portata massima è di 280 chilogrammi,
quindi i disabili con carrozzina elettrica di fatto
dovranno fare il viaggio da soli, gli altri potranno
avere con sé anche l’accompagnatore. Le batterie
riescono a garantire una cinquantina di corse, non a
caso Ca’ Farsetti ha ristretto le categorie delle
persone che possono usufruire del passaggio. D’accordo,
si ricaricheranno anche durante le soste, ma solo dal
lato stazione. Durante i primi sei mesi di esercizio la
manutenzione sarà interamente a carico di Ca’ Farsetti
che ha già stimato un importo complessivo di 50 mila
euro. Il costo a regime lo si conoscerà solo con il
funzionamento. Non resta che attendere il primo
passeggero.
11 novembre 2013
La Nuova Venezia 27 6 2013
Ponte di Calatrava, arrivano 14 gradini nuovi. Fino a
settemila euro l’uno
Sono realizzati in modo artigianale: un salasso da
novantamila euro. Danni continui perché non reggono il
peso delle migliaia di trolley e valigie
di Enrico Tantucci
VENEZIA. Ponte di Calatrava, continua lo stillicidio - e
il salasso per le casse comunali legato alla
manutenzione dell’opera - per la progressiva rottura dei
gradini di vetro progettati dal grande architetto
catalano per la pavimentazione dell’opera. Gradini unici
e delicatissimi, l’uno diverso dall’altro, che devono
ogni volta essere rifatti appositamente in fabbrica -
senza “scorte” per abbassare i costi - e montati
artigianalmente.
Quelli attualmente rotti sono ben 14 - comprese due
grandi lastre della "piazza" sopraelevata centrale - da
mesi sostituiti con fogli di acciaio antiscivolo. Ne
sono in arrivo tredici - ordinati da Insula, che ha
l’incombenza della manutenzione e che ha dovuto
aspettare di disporre delle risorse necessarie per
sostituirli tutti insieme - perché il quattordicesimo si
è rotto solo pochi giorni fa, e dovrà aspettare. Il
prezzo per la sostituzione di ogni gradino varia da 4 a
7 mila euro, in base al tipo di rottura e alla
complessità della sostituzione, anche perché, per
procedere l’intervento, è necessario realizzare una
sorta di ponteggio esterno protettivo per evitare che,
durante la lavorazione, pezzi possano cadere dall’alto
in Canal Grande.
La spesa complessiva per questo intervento potrebbe
dunque essere compresa tra gli 80 e i 90 mila euro. La
Saint Gobain che si era aggiudicata la commessa ha
chiuso la sua sede italiana a Pisa e i gradini rischiano
di arrivare dall'estero, anche se una vetreria in grado
di farli in Italia è stata individuata da Insula. Il
problema della delicatezza e della rottura dei gradini
si è posto sin dall’inizio della realizzazione
dell’opera e sembra irrisolvibile, perché,
progressivamente, non reggono il peso delle migliaia di
trolley e valigie trascinate lungo i gradini da chi
arriva da Piazzale Roma. Insula ha anche presentato al
Comune un progetto di manutenzione alternativo per i
gradini che prevede di sostituire il vetro con lastre di
plexiglass simili a quelle in vetro, ma più resistenti,
ma la Soprintendenza non lo autorizza perché verrebbe
meno l’integrità dell’opera, così come concepita da
Calatrava.
La stessa Corte dei Conti del Veneto, nella sua indagine
contabile sui costi dell’opera - per la quale ha anche
citato in giudizio lo stesso Calatrava e i tre direttori
dei lavori che si sono succeduti durante l’esecuzione
dell’opera per danni erariali - aveva puntato il dito,
nella sua relazione sull’ «evidente disparità tra quanto
previsto dal Piano di manutenzione del progettista
(interventi di sostituzione dei gradini ogni 20 anni) e
quanto finora accaduto»: «da settembre 2008 a maggio
2012 sono state sostituite otto lastre per un totale di
36.154 euro e risulta programmata una spesa di 40 mila
euro per la sostituzione di ulteriori nove lastre di
vetro». Ma il costo dei gradini d’autore è destinato a
salire ancora.
Calatrava condannato in Spagna per il crollo di un
Palacongressi
L’archistar autore del ponte della Costituzione dovrà
pagare 3,2 milioni di euro per il crollo delle gradinate
del centro congressi di Oviedo che aveva progettato
VENEZIA. L’architetto spagnolo Santiago Calatrava,
progettista del ponte della Costituzione a Venezia, è
stato condannato dalla magistratura di Oviedo a una
multa di 3,2 milioni di euro per il crollo delle
gradinate del Palazzo dei congressi, progettato dall’archistar
e danneggiato nell’agosto del 2006, senza causare danni
a persone. La società di gestione del palazzo
dell’esposizione e dei congressi di Oviedo, la «Jovellanos
XXI», aveva chiesto un risarcimento di oltre 20 milioni,
ma il giudice Pablo Martinez-Hombre ha ritenuto congrua
una compensazione di 10,5 milioni; a questa somma ha
detratto l’onorario che l’impresa avrebbe dovuto
corrispondere all’architetto, stabilendo il risarcimento
netto in 3,27 milioni. Un’altra parte dei danni era
stata ripagata dall’assicurazione. In precedenza altre
opere dell’archistar valenziana erano state oggetto di
polemiche per crolli o problemi strutturali (soprattutto
a Bilbao e Valencia).
Nell’occhio del ciclone anche il ponte della
Costituzione, sul Canal Grande, inaugurato nel 2008, i
cui costi lievitarono di oltre il doppio (da circa 4
milioni a 10) e non ancora completato nell’ovovia. Per
il ponte veneziano - che collega piazzale Roma alla
stazione di Santa Lucia - vi furono numerosi rilievi
sulla tenuta della struttura, l’efficienza e i costi,
tutti respinti da Calatrava. Tuttavia, proprio per i
costi, l’architetto spagnolo e tre ingegneri
(responsabili del procedimento o direttori dei lavori),
sono stati citati in giudizio per il 13 novembre dalla
Corte dei Conti. All’archistar, in particolare, viene
chiesto un risarcimento di 1,078 milioni.
La Nuova Venezia 10 6 2013
Undici gradini in vetro
frantumati. Roberta dei Rossi La Nuova Venezia 10 4
2013
L'andamento sinuoso del
mancorrente del Ponte di Calatrava
Ponte di Calatrava sugli sci, la satira
di Venessia.com impazza sul web/
Video
La protesta contro la "non inaugurazione" dell'ovovia:
«Pare che in laguna il Carnevale non sia ancora finito»
VENEZIA - Un trenino della "neve", benvenuti a...Cima
Calatrava.
L'ovovia per disabili è divenuta uno "Ski
bus"
per gli aderenti del social forum venessia.com,
che ieri pomeriggio, in tuta da montagna, sci e skiboard,hanno
manifestato davanti all'ovovia per i portatori di
handicapsul
ponte della Costituzione,nel
modogoliardico
e satirico
che li contraddistingue.
«Contestiamo i due milioni spesi inutilmente-
ha spiegato il portavoceMatteo
Secchi-
quando anche il progettista aveva previsto solo un
servoscala. Adesso vogliamo indietro lo skipass, perché
gli impianti non funzionano». Battuta diretta al
protrarsi dell'inaugurazione ufficiale, dal momento che
l'ovovia non è ancora funzionante. «Il carnevale per noi
non è finito - ha concluso Secchi - ma appena iniziato».
Il video girato da Venessia.com è stato trasmesso ieri
da tutte le tv nazionali e sta impazzando sul web. Sul
ponte ieri anche i consiglieri comunaleGiovanni
Giusto e Pietro Bortoluzzi,colui
che a suo tempo aveva ribattezzato il ponte Calabraga.
Spiritoso e a tema anche l'assessoreAlessandro
Maggioni,che
con un sms ha chiesto se gli impianti erano chiusi per
rischio valanghe.
Intanto ieri mattina era pronto a venire
a Venezia per vedere come sarebbe andata l’inaugurazione
del dispositivo traslante da lui ideato ma non
completato.Giovanni
Parise, rappresentante dellaPmp
di Castelseprio, in provincia di Varese, non
risparmia critiche all’impresa Cignoni (l’appaltatrice
dei lavori per il ponte) né al Comune. Del resto, i
soldi per la progettazione e l’esecuzione della cabina
in carbonio e di altre parti dell’opera non gli sono mai
stati pagati e ora è in causa per vedere riconosciute le
sue ragioni. La Pmp non è un’impresa qualsiasi, è leader
nel campo dei servocomandi al punto di aver reso
governabile una grande barca a vela da una sola persona
in carrozzella, "Lo spirito di Stella".
Parise, siamo arrivati a quasi 2
milioni per la "sua" ovovia...«Cosa
mi dice? Due milioni per quel lavoro? - esordisce
sornione - ma bisogna essere davvero bravi per spendere
tutti quei soldi, soprattutto perché la cabina l’abbiamo
fatta noi e così i bracci e i supporti dei bracci. E non
ci hanno pagato niente dei circa 700mila euro pattuiti.
Già nel 2007 c’era lo studio approvato dall’Ustif. Se
avessero costruito il dispositivo come da progetto,
quello funzionerebbe da anni».
E invece, perché è fermo?«Posso
dirlo? Non lo so. Sono state fatte così tante modifiche
che non saprei più individuare tutti i problemi. Certo è
che di errori ne sono stati fatti tanti, a cominciare
dai supporti: ne hanno messo il doppio nel necessario,
nonostante i nostri calcoli fossero stati verificati dal
Politecnico di Milano. E poi sono stati sbagliati i
calcoli dei motori e dei riduttori. Quelli che hanno
montato consumano troppa energia e vanno troppo piano».
Pare che ci voglia quasi un quarto d’ora per il
tragitto?«Eravamo
arrivati ad un minuto e mezzo, ma poi si è convenuti a 4
minuti». Il Comune ha sempre recitato la parte della
vittima. «Bravi! Come hanno fatto nel caso di Lorenzon
(il costruttore della struttura del ponte). Il Comune
sapeva tutto e i suoi tecnici venivano da noi per vedere
lo stato di avanzamento. Dopo il trasferimento della
cabina e di altre strutture a Marghera, dal 2007 non si
sono fatti più sentire. Perché avevano dato il lavoro ad
altri rubando ciò che avevamo fatto. Il Comune sa
perfettamente chi ha gestito la partita».
La Corte dei conti ha aperto un fascicolo anche
sui costi dell’ovovia.«E
ci credo. Passare da 644mila euro escluse le buche a
quasi due milioni di costo non è una cosa da poco. Se la
Procura vorrà sentirmi ho molte cose da raccontare».
(t.c. - m.f.) Il Gazzettino Domenica 24
Febbraio2013
- 15:28
Ponte di Calatrava, i
costi sono triplicati
a giudizio per danni l'archistar e 4 tecnici
La Corte dei conti accusa il professionista catalano di
errori
che hanno comportato maggiori esborsi per 4 milioni di
euro
diGianluca
Amadori
VENEZIA - Cinque persone a giudizio davanti allaCorte
dei conti del Venetoper
i presunti errori nella realizzazione delponte
di Calatrava a Veneziache
avrebbero provocato un danno di oltre 4 milioni
di euro al Comune di Venezia.
Il procuratore regionaleCarmine
Scaranoha
chiuso le complesse indagini sulla contestata
opera pubblica, inaugurata in sordina nel
settembre del 2010, con una citazione a giudizio
nella quale chiede la condanna dell’architetto
spagnolo e dei 4 tecnici che si sono occupati
dei lavori a risarcire di tasca propria
l’ingente somma. L’atto di citazione è in corso
di notifica: quasi 100 pagine nelle quali
vengono elencati errori e responsabilità di
ciascuno degli incolpati. Rispetto all’invito a
controdedurre inviato lo scorso anno, il
magistrato erariale ha ridotto il numero delle
persone chiamate in causa: i loro nominativi non
sono stati resi noti ma, oltre al progettista,Santiago
Calatrava, sotto accusa sarebbero
finiti il direttore dei lavori e i responsabili
del procedimento che si sono alternati nel corso
degli anni.
La Procura della Corte dei conti ha deciso di
citare a giudizio Calatrava in quanto ritiene
che non abbia avuto unicamente un ruolo nella
progettazione preliminare (come sostenuto
dall’architetto nella sua difesa) ma abbia che
operato in qualità di consulente alla direzione
dei lavori e, dunque, gli possa essere
contestata una precisa responsabilità nei
presunti errori ai quali viene addebitato il
consistente danno erariale. Il costo dell’opera,
inizialmente previsto in meno di 4 milioni di
euro, lievitò a quasi 7 milioni al momento del
progetto definitivo e a più di 11 a conclusione
dei lavori (con una causa civile avviata
dall’azienda costruttrice, tutt’ora in corso,
che ne rivendica altri 11).
Il danno è stato individuato dal procuratore
Scarano innanzitutto nell’aumento ingiustificato
dei costi, quantificato in circa 3 milioni, ma
anche nelle ingenti spese di manutenzione resesi
necessarie per tenere il ponte in servizio a
seguito dei gravi problemi statici conseguenti
alla spinta che l’arcata unica ribassata
esercita sulle rive: in meno di 4 anni il Comune
ha documentato in 800mila euro le uscite su
questo fronte. Costi che proseguiranno ingenti
anche negli anni a venire, pesando non poco
sulle casse dell’amministrazione pubblica.
L’architetto Calatrava e i 4 tecnici avranno la
possibilità di difendersi davanti alla Corte
nell’udienza fissata nella prossima primavera.
Il Gazzettino Venerdì 22 Febbraio2013
Corriere del Veneto
18 luglio 2011
IL CASO
Calatrava, il ponte divarica le rive
«Ci sono stati errori di progetto»
Conclusa la relazione dell’esperto, il
professor Majowiecki, chiamato dal Comune di Venezia.
Servirà manutenzione costosa e costante, opera in
prognosi riservata
VENEZIA —Promosso dai 22 mila pedoni che ogni
giorno lo attraversano, bocciato dagli esperti. A 15
anni dal primo via libera e a tre anni
dall’inaugurazione, alla querelle sul ponte sul Canal
Grande di Calatrava si aggiunge un altro capitolo
polemico. «Un ponte in prognosi riservata» lo definisce
l’ultimo esperto a cui si è affidato il Comune di
Venezia. I suoi mali? Un’arcata troppo bassa, fondazioni
troppo sollecitate, un numero così elevato di tentativi,
non risolutivi, di risolvere il problema dell’eccessiva
spinta sulle rive che si allontanano (si parla di
millimetri) da far usare l’espressione «accanimento
terapeutico». La prognosi — con la necessità di continui
controlli e manutenzioni — messa nero su bianco nel
collaudo che ne ha permesso l’apertura nel 2008, rimane
riservata. Le conseguenze? «Un’onerosa eredità
manutentiva per la pubblica amministrazione che non
trova riscontro in alcun ponte di Venezia».
E’ questa la conclusionea
cui arriva nel suo studio il professore di ingegneria
bolognese Massimo Majowiecki chiamato a inizio 2010
dall’ex giunta Cacciari a rispondere alle contestazioni
dell’Autorità di vigilanza sui contratti pubblici. Di
fronte a tanti problemi, l'attuale giunta di Venezia ha
messo in dubbio anche la validità del collaudo
«condizionato» del professor Enzo Siviero (è valido un
collaudo condizionato? si chiede Ca’ Farsetti), negando
il pagamento del saldo di 96 mila euro. Sollecitata
dall’Autorità di vigilanza, Ca’ Farsetti ha presentato
ricorso in tribunale per accertare le eventuali
responsabilità del progettista, l’archistar Santiago
Calatrava, e se i giudici riconosceranno colpe, per
l’amministrazione, anche il collaudatore dovrà
risponderne. Al Comune rimane una patata a dir poco
bollente: il ponte continua a spostarsi quale «logica e
diretta conseguenza di un errore concettuale nella
progettazione preliminare, esecutiva e nella costruzione
dell’opera », si legge nella relazione dell’ingegner
Majowiecki consegnata al Comune poche settimane fa. «Gli
spostamenti sono entro i limiti», garantiscono a Ca’
Farsetti. Quali però siano i limiti superati non si sa,
perchè non sembra ci siano monitoraggi recenti. Il
collaudatore (le cui osservazioni del 2008 sono simili a
quelle dell’ultimo esperto) aveva segnalato che uno
slittamento dentro i 50 millimetri sarebbe stato
facilmente risolvibile con i martinetti idraulici (cosa
avvenuta nel 2009).
Di certo c’è il fatto che Ca’ Farsettista
valutando la soluzione di tiranti d’ancoraggio nelle
fondazioni, come suggerito nella relazione geologica e
geotecnica in caso di superamento dei limiti massimi,
che appunto sono 50 millimetri. Sarebbe la soluzione
definitiva? Secondo la relazione del professor
Majowiecki no. Il danno è infatti a monte: l’arcata
artistica del ponte è troppo bassa (ha un'inclinazione
del 5,2 per cento contro il 12-33 standard), spinge
sulle fondazioni provocando spostamenti orizzontali,
rotazioni e pressione ai giunti. Tutti vizi di
progettazione che oggi sarebbero irrimediabili. Eppure
nel 2001, sottolinea il professore, l’ingegnere Giuseppe
Creazza, consulente di Calatrava, aveva suggerito la
soluzione: realizzare un collegamento in micro tunnel
tra fondazioni per eliminare la spinta. Quella soluzione
non fu accolta e «Creazza giustamente si dimise»,
ricorda lo studio. Le conclusioni del professor
Majowiecki sono dure: parla di «incertezza decisionale»
e di «un insuccesso rilevante sul piano dell’efficienza
strutturale ». Come soluzione propone lo «spessoramento»
delle fondazioni. L’ingegnere non rinuncia in finale a
una critica alla «moda» dell’architettura moderna di
sacrificare le leggi della fisica all’effetto scultoreo:
«La volontà del progettista di ignorare l’insegnamento
di preesistenti realtà nello stesso ambito costruttivo
comporta un’oggettiva responsabilità». Difficile poi che
chi deve collaudare l’opera di una archistar non subisca
il peso di un’eccessiva riverenza.
Gloria Bertasi
18 luglio 2011
LA PROPOSTA Una signora infortunatasi sui
gradini promuove la mobilitazione: «Incidenti
ogni giorno»
«Un comitato vittime del ponte di Calatrava»
Il Gazzettino, Martedì 29 Marzo 2011,
Un comitato fra chi ha subito lesioni fisiche
attraversando il ponte della Costituzione, da
tutti chiamato "Calatrava". È l'idea nata ad
Ammaria Stevanato, che pochi giorni fa si è
fratturata l'omero cadendo sul ponte, dopo aver
partecipato, a Venezia, ad un torneo di burraco.
Dopo essere inciampata verso la sommità, la non
più giovane Annamaria è piombata pesantemente a
terra. La Sevanato abita in terraferma, ma è
rimasta colpita dalle frasi dei medici e dal
personale infermieristico dell'ospedale Civile,
dove è stata trasportata con l'idroambulanza e
medicata. «Al pronto soccorso tutti dicevano:
«Toh, un'altra vittima del Calatrava» - racconta
la signora - ed alle mie domande hanno spiegato
che ci sono centinaia di casi di persone che si
sono fatte male percorrendo il ponte, non solo
anziani ma anche giovani. È scivoloso, non si
vedono i gradini e si sta rivelando un ponte
maledetto. Praticamente quasi ogni giorno
qualcuno inciampa e rischia la salute. La
denuncia alle autorità competenti non servirebbe
a nulla, perciò invito tutti coloro che si sono
fatti male a telefonarmi per costituire un
comitato di incidentati ed avere più forza nel
pretendere importanti modifiche alla struttura e
chiedere il rimborso delle cure mediche».
La Stevanato, che ha allertato anche
"Striscia la notizia" e "Le Iene", offre
volentieri il suo ufficio e il numero telefonico
041.916065 per i contatti di merito. «Sono
benestante - conclude - non cerco soldi né
pubblicità personale, ma intendo battermi per
far finire questa catena di incidenti». T.C.
Ecco come è andata a finire:
nessun colpevole! Nonostante il magistrato parli di
"gravissimi errori", di
«radicale incapacità di comprendere la complessità
tecnica inerente ad un'opera così ambiziosa» di «approccio
semplicista e sbrigativo» di costi lievitati
oltremisura. Per non parlare della assenza iniziale e
successivo raffazzonamento dell'ovovia per disabili
tuttora in forse! Evidentemente sperperare soldi
pubblici, o dimostrare di non essere all'altezza della
propria funzione d'ufficio non è reato.
(vedi
l'articolo de il Gazzettino e della
Nuova Venezia
Non entro nell'opportunità o
meno di aggiungere ulteriori flussi di turisti verso la
Strada Nuova che proprio non ne aveva bisogno. Neanche
dei costi, né delle infinite cause che precedono e
seguono ogni opera pubblica che si fa in Italia. Mi
limito a segnalare, da artigiano, le imperfezioni
dell'esecuzione e l'incertezza di avviamento dei conci.
Un disegno audace come questo richiede una
raffinatissima esecuzione delle vertebre e dei correnti
longitudinali. Come una imbarcazione, quando lo si
osserva di scorcio, ogni serpeggiamento o soluzione di
continuità sono altrettanti aghi infilati negli occhi.
Tutte le irregolarità e
le raffazzonature si possono trovare esaurientemente
descritte nella pagina "Il
ponte delle zonte" di Umberto Sartori.
Evidentemente queste sono
ubbie di un vecchio rompiballe, visto che in tutte le
nuove opere non si fa il minimo sforzo per raccordare
armoniosamente almeno i conci di pietra, come avrebbe
fatto il più sciatto dei tagiapiera.
Il mancorrente dell'altro
lato, entrambi come si vede sono costituiti da elementi
rettilinei non raccordati fra di loro.
Vista di scorcio della
struttura inferiore del ponte
Si veda questo dettaglio
del nuovissimo ponte di Murano. Del quale segnalo che -
in barba alla scoperta dell'arco - ha la struttura in
cemento armato con i conci falsi incollati di sotto.
I conci del ponte privato ai
Frari con ancora impressi i numeri romani per montarli
nella corretta sequenza.
Murano, ponte di sacca
Serenella, mancorrente.
Da: Il Gazzettino 12-3-2010
Venezia. Ponte di Calatrava, inchiesta
archiviata: no reato ma «dilettantismo»
Il Pm: «Gravissimi errori» e poi ipotizza «tacito
accordo» tra Comune e architetto per far
apparire l'opera «conveniente»
VENEZIA (12 marzo) -
Archiviata l'inchiesta sul discusso Ponte di Calatrava:
nessun reato commesso. Il Gip Giandomenico Gallo ha
accolto la richiesta del Procuratore aggiunto Carlo
Nordio, per il quale c'è stato «dilettantismo» e una
«radicale incapacità di comprendere la complessità
tecnica inerente ad un'opera così ambiziosa». Dopo quasi due anni di
indagini sulla costruzione del quarto ponte sul Canal
Grande progettato dall'architetto spagnolo Santiago
Calatrava non sono emersi reati a carico dei due tecnici
comunali indagati per abuso di ufficio - gli ingegneri
Salvatore Vento e Giuseppe Scibilia - ma nella sua
richiesta di archiviazione il Pm Carlo Nordio, pur non
formulando nessun rilievo penale, esprime però pesanti
critiche.
Il magistrato dell'accusa
ritiene infatti che siano stati compiuti «gravissimi
errori», parla di «dilettantismo», di un «approccio
semplicista e sbrigativo» e, a proposito della vicenda
dell'accesso dei disabili» di «rozza noncuranza
sconfinante nel cinismo».
Secondo il Pm, tutti i
protagonisti di questa vicenda avrebbero infatti
manifestato «un'imperturbabile neutralità nei confronti
dei soggetti più deboli» con la scelta di privilegiare
«considerazioni di ordine estetico» rispetto alle
esigenze dei disabili.
Errori e anomalie, per il magistrato, nella fase
progettuale, esecutiva e nello stesso bando che
avrebbero portato alla dilatazione dei tempi di
realizzazione e dei costi. Il Procuratore aggiunto
arriva inoltre ad ipotizzare un «tacito accordo tra il
committente (il Comune) e l'arch. Calatrava per far
apparire economicamente conveniente un'opera in realtà
complessa e costosa».
Il Gazzettino 13 3 2010
«Con Calatrava siamo amici Ha regalato
alla città il progetto L’opera si può fare già domani
Costerà circa 4 miliardi di lire» Massimo Cacciari
Innanzitutto vanno sfatati due "miti veneziani":
Santiago Calatrava non ha disegnato alcuno "schizzo"
prima di ipotizzare il "quarto ponte" sul Canal Grande e
non ha donato un bel nulla. E come si deve in
un’estenuante "telenovela" ci sono torti e ragioni e di
mezzo c’è un «ceto accademico» che ci ha messo un carico
da novanta. IL
RUOLO DELLO IUAV -E
a prescindere da tutto è necessario tener presente che,
- nero su bianco - è innanzitutto il Piano regolatore
generale per il Centro storico ad avere la
"primogenitura" per un nuovo ponte sul Canal Grande
all’altezza di Piazzale Roma. E si parte proprio da quel
momento: 1996. A fare il primo passo ci pensa lo Iuav,
attraverso uno storico docente, Francesco Dal Co, che,
cogliendo al volo l’opportunità e conoscendo le capacità
di Calatrava decide di contattarlo per un’ipotesi di
progetto. Detto fatto, l’architetto spagnolo non se lo
fa ripetere due volte e butta giù - nel senso letterale
del termine - un plastico di un ponte ad una arcata
simile in tutto e per tutto con quello attuale. IL
PLASTICO -Il
progetto, passa di mano in mano, tra assessori della
giunta, il sindaco Cacciari e poi si avvia verso una
formalizzazione. Pacca sulla spalla in più e in meno,
Calatrava va avanti tanto che il "plastico" finisce in
esposizione nell’ex Spazio Olivetti in Piazza San Marco.
Da quel momento diventa un obiettivo da raggiungere e da
condividere. A tutto ciò si aggiunge anche il parere di
massima favorevole della Salvaguardia. Sempre sotto la
seconda giunta Cacciari, il consiglio comunale inserisce
il "ponte" tra gli interventi finanziati con legge
speciale e poi approva il progetto preliminare (quasi 4
milioni di euro). Intanto Calatrava ottiene l’incarico
per la progettazione definitiva. Insomma, il "plastico"
prende forma. Nel frattempo l’architetto inanella il suo
contratto (336 mila euro). «É una sorta di evento
culturale - ricorda l’ex assessore all’Urbanistica,
Roberto D’Agostino - E non c’è fino a questo momento
nulla di male. É un iter come tanti altri. E non mi
scandalizzerei della "parcella". Archistar come
Calatrava prendono il 10-12 per cento sulle opere che
realizzano. Dove si è sbagliato è stato nella
elaborazione della gara d’appalto. Se ne scelse una
"generica" anziché calibrare il tutto secondo un
progetto straordinario. Ed è lì che si sbagliò». E
intanto i conti lievitano da 4 a 10 milioni di euro. ERRORI
& SOTTOVALUTAZIONI -«Si
scelse - aggiunge D’Agostino - peraltro di affidare la
direzione lavori non a Calatrava che ne sarebbe stato
responsabile, ma Ca’ Farsetti decise di fare in casa».
Altro giro, altra corsa. Cacciari non si ricandida.
Tocca alla giunta Costa portare avanti il progetto
avendolo ereditato dal sindaco-filosofo: «Ci trovammo
nella condizione - dice l’ex sindaco Costa - di trovare
il denaro per la realizzazione. Fu una fatica improba».
Ma si va avanti. LA
PATATA BOLLENTE -«A
complicare le cose - aggiunge l’ex assessore ai Lavori
pubblici nella giunta Costa, Marco Corsini - non c’era
solo il progetto in se stesso, ma anche il fatto che le
ditte che stavano operando per realizzare il ponte erano
entrate in sofferenza. Pur preparate, si trovavano di
fronte a "scogli" continui tanto che furono necessarie
cinque varianti in corso d’opera per "trasferire" il
ponte dalla progettazione su carta alla realtà. Il
progetto era difficile, era un prototipo. E poi arrivò
anche la questione delle barriere architettoniche. Prima
si scartò l’idea del servoscala laterale, poi si optò,
sotto la giunta Costa, per un’ovovia. Ma stiamo ancora
aspettandola, per quanto mi risulti». Già, il
collegamento per gli handicappati. L’OVETTO
DOVE LO METTO-
Al di là delle proteste, alcune delle quali camuffate
per interessi politici contrapposti alla giunta Costa e
poi quella Cacciari, l’ovovia è ancora in fase di
montaggio e probabilmente lo resterà per molti mesi
ancora. Del resto chi prenderebbe oggigiorno un "ovetto"
per passare da una parte all’altra del Canal Grande
all’altezza di Piazzale Roma? Forse qualche turista
incuriosito. I disabili si servirebbero del vaporetto
per andare a Santa Lucia. Già, proprio come aveva detto
Enzo Cucciniello, massimo esperto di eliminazione di
barriere architettoniche a Venezia: «L’ovovia non
servirà a nulla». Concetto ripreso paro paro anche da
Calatrava interpellato in materia. «Ho a cuore la lotta
alle barriere, ma credo che per un disabile sarebbe
meglio il vaporetto. Del resto anche se avessi due
valigie pesanti non andrei a piedi lungo il ponte, ma
prenderei il battello». Chiaro no?
Paolo Navarro Dina
E le motivazioni sull’archiviazione dell’inchiesta sul
presunto abuso di ufficio legato al ponte di Calatrava
redatte dal Procuratore aggiunto Carlo Nordio hanno
infiammato il clima politico. Dal canto suo, l’assessore
ai Lavori pubblici per Venezia, Mara Rumiz chiarisce:
«Ho chiesto all’Avvocatura civica - dice - di avere al
più presto le motivazioni dell’archiviazione. Purtroppo
in un primo momento è stata sottovalutata la complessità
dell’opera ed è stato sottostimato l’impegno
finanziario. E ne è un caso sintomatico anche il mancato
completamento dell’ovovia. L’opera è stata comunque
portata a termine come la si voleva». Ed è soprattutto
il centrodestra a scendere in campo con i suoi esponenti
dando fuoco alle polveri. Ad aprire le danze ci pensa
Michele Zuin (Pdl): «Questa faccenda - dice -
rappresenta una pagina nera per la nostra citta. Della
figura di Calatrava c’eravamo già fatti una certa idea,
ora abbiamo ulteriori conferme. Ci era stato detto che
tutto si era basato su uno schizzo e che l’opera era
stata donata. Da quello che abbiamo letto non è stato
proprio così». E anche Pietro Bortoluzzi, consigliere
provinciale Pdl scende in campo. «Le motivazioni per
l'archiviazione del "caso-Calatrava" suonano in realtà
come una durissima condanna morale e politica per le
giunte Costa e Cacciari, per alcuni importanti dirigenti
della macchina comunale veneziana, e anche per
l'illustre architetto Santiago Calatrava, che con la sua
anomala "donazione" ha di fatto posto le basi per un suo
successivo incarico prestigioso e ben retribuito"». E
interviene anche l’assessore provinciale alla Cultura e
candidato Pdl in Comune, Raffaele Speranzon: «Il Comune
ha mostrato tutta la sua incapacità di governare, il suo
dilettantismo, il suo cinismo verso le esigenze dei
disabili, la sua dabbenaggine di fronte a una
lievitazione dei costi del 75 per cento che ha favorito
solo Santiago Calatrava».
L'ovovia carica anche i turisti, La
Nuova Venezia 9 12 2012