Da sinistra: Sebastiano Giorgi,
Saverio Pastor, Giorgio Paternò, Giovanni Scarpa Dini
progettista del nuovo Bucintoro del Terzo Millennio,
Mauro Bondioli e Guglielmo Zanelli. (Foto Diego Zanitti)
Sabato 15
marzo 2008, si è tenuto il convegno: "Bucintoro o galea?" presso il
Salone Nautico di Venezia, organizzato dal giornalista
Sebastiano Giorgi.
Si è
trattato della replica di quello svolto, con lo stesso
titolo, l’anno scorso ma nonostante il tempo trascorso
si sono sentite, grosso modo, le stesse domande e le
stesse risposte.
La
sintesi (la mia personale ovviamente) della vicenda è la
seguente: c’è una fondazione che vuole ricostruire
questa nave e che si dà da fare per trovare i soldi
necessari, ma ha deciso nonostante sia quasi passato un
decennio dal primo annuncio, di non pubblicare nulla di
veramente significativo sulla filosofia ricostruttiva e
sui dettagli tecnici.
Molte
persone, sia veneziane che straniere, chiedono invece
che venga fatta completa luce sui questi importanti
dettagli, e sull’uso che ne verrà fatto a costruzione
avvenuta, visto che questa impresa è presentata non come
una iniziativa privata ma fatta a nome e per conto della
città di Venezia. Lo stesso chiedono alcuni esperti,
artigiani e attivisti nel campo dello studio e della
preservazione delle imbarcazioni storiche, che chiedono
inoltre di essere coinvolti in modo effettivo nella
stesura del progetto e nella sua realizzazione
materiale.
A
queste istanze, sempre sintetizzando al massimo, la
Fondazione per bocca dei due rappresentanti, ha risposto
in due modi diametralmente opposti: uno di massima
apertura e disponibilità con l’allargamento della
commissione tecnica per correggere, migliorare o
integrare il progetto, l’altro invece che ribadiva che
il progetto è già stato depositato, approvato e vidimato
dal RINA e che eventualmente si potrà correggerne solo
alcuni aspetti decorativi ma non strutturali.
Per
chi non lo sapesse, il Registro Italiano Navale è un
ente che si occupa di stabilire solo se un natante ha i
requisiti di sicurezza, quindi avere l’approvazione del
RINA non vuol dire nulla di più che la barca - per la
normativa vigente s’intende - potrebbe o no galleggiare.
Va
ricordato però che molte delle due ore e mezzo sono
state spese a parlare più dell’Arsenale, e di
recriminazioni reciproche fra le varie entità veneziane:
soprintendenza archeologica, Biennale, artigiani,
giornalisti, Università, Marina Militare, associazioni
remiere, Compagnia della Marineria; ognuno dei
quali si rimpallava responsabilità, omissioni o errori.
Dal
mio canto ho cercato insistentemente ma inutilmente di
riportare la discussione sul soggetto principale, il
bucintoro inteso “semplicemente” come nave antica da
ricostruire nel più corretto possibile dei modi. Per
esempio mi sarebbe piaciuto chiedere come si era risolto
anche solo il problema del timoniere, che, come saprete,
sia sul bucintoro che sulle galee, stava all’estrema
poppa con la visibilità annullata dalla cabina del doge
e dall’enorme tiemo, carico di personalità. Avrei
chiesto molte altre se la risposta non fosse sempre la
stressa: al momento opportuno faremo vedere tutta la
documentazione.
Ci si è
lasciati comunque con la promessa fatta da Paternò di un
allargamento della commissione tecnico-artistica ad un
numero maggiore di personalità, la realizzazione di una
mostra permanente e la redazione di una pubblicazione
che ne illustri i risultati e progressi.
Fra il
partito “del parlare” e quello “del fare” propongo
quindi quello intermedio “del pensare” per evitare che
veramente questo “Bucintoro del Terzo Millennio” possa
essere il simbolo della Venezia del terzo millennio,
quella purtroppo che abbiamo sotto gli occhi.
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