Restauro o
conservazione museale
Premesso
che fare navigare uno scafo storico è una delle operazioni
più meritorie e importanti dal punto di vista culturale, per
le insostituibili informazioni, e sensazioni che solo la
pratica della navigazione possono trasmettere. Vanno però
tenuti presente alcuni importanti limiti e vincoli legati
alle necessità di sicurezza, affidabilità e normativa a cui
saranno tenute rimanendo in attività.
Il mare ed
il vento sottopongono ogni scafo a stress notevolissimi, che
si tratti o meno di barche d’epoca o moderni yacht. Perciò
nel restauro bisogna tenere conto di queste imprescindibili
esigenze, che cozzano contro il mantenimento filologico di
strutture, motorizzazioni e attrezzature di bordo originali.
C’è quindi
un limite oltre il quale gli interventi e le sostituzioni
incidono in percentuale talmente invasiva da consigliare un
diverso procedere.
Come
esempio citiamo il caso della Saviolina già Nino
Bixio, un lancione a due alberi costruito nel
1926, varato nel 1928 a Gabicce, che nel 1999 si decise di
sottoporre ad un restauro radicale per mantenerla ancora in
navigazione. Il restauro ha richiesto però la sostituzione
di tutta l’ossatura, dell’intero fasciame interno ed esterno
e del ponte, credo vicino al 90 % del totale. Viene da
chiedersi: la barca è ancora quella originale o si tratta di
una copia, perfetta quanto si vuole ma sempre di una copia?
E, quindi, non era il caso di conservare l’originale
all’asciutto in un museo e costruirne la replica dopo averla
rilevata con precisione? Peraltro con la stessa somma spesa
o con meno, si sarebbero avute due barche, una da ammirare e
studiare rimessata in museo e da consegnare ai posteri, e
l’altra perfettamente adatta al mare.
Queste
problematiche sul restauro, riuso, rifacimento, asportazione
o conservazione delle superfetazioni, ecc., di un manufatto
architettonico o artistico sono ormai ben dibattute e per
certi aspetti di routine. Non si vedono più, infatti, i
quadri antichi completamente ridipinti per “rinfrescarne” i
colori, o i palazzi gotici originali rimessi così a nuovo
tanto da sembrare neo-gotici.
Viceversa
nel mondo nautico il restauro di scafi o motori d’epoca,
sembrano ancora operazioni stravaganti adatte più a set
cinematografici che a musei nautici o etnografici.
Cercheremo,
prossimamente, di approfondire i diversi aspetti di questa
affascinate branca, illustrando i casi direttamente trattati
e quelli, positivi e negativi, di cui siamo venuti a
conoscenza.
Per il
momento diremo solo che non c’è nulla che possa sostituire
un originale, anche se questo sembra averci già detto tutto,
in realtà, ogni generazione saprà riosservarlo e trarre
nuove informazioni, sia per lo sviluppo di nuove tecnologie
sia per il mutare dei punti di vista.
La
Saviolina in restauro, come si vede il ponte e l'impavesata
sono stati completamente asportati.
Altra vista
del restauro, si noti tutta l'ossatura rifatta.
Immagini tratte da Saviolina la storia, il
restauro, a cura di L. M. Bitelli, O. Piraccini, A.
Salvi, sta in E il navigar m’è dolce..., Cesena, 2000 |