Riceviamo e volentieri segnaliamo questo interessante
libro di Alberta Storoni che descrive, con la freschezza
e la nitidezza che solo i ricordi d'infanzia sanno
mantenere, il cantiere dei nonni e del padre e la sua
giovinezza a Pesaro.
Il
racconto, simile a quelli ascoltati dalla voce di altri
costruttori, descrive un mondo duro, fatto di impegno
totale e di fatiche difficili anche solo da immaginare
per noi figli del benessere, ma pieno di maestria e di
orgoglio per un mestiere che da sempre è una delle più
alte espressioni della genialità umana.
Il
cantiere fu fondato nella seconda metà dell'800 da
Domenico Storoni nato a Pesaro nel 1839 e morto nel
1920, al quale si sono succeduti i figli Giovanni e il
fratello Alberto, ed infine Aurelio figlio di Giovanni e
padre dell’autrice.
Costruivano all’aperto, con qualsiasi tempo, i
meravigliosi trabaccoli che vediamo nelle immagini
d’epoca, come la Madonna delle Grazie, il
Redenta e il “Silvio” di 35 tonnellate di stazza
lorda varato nel 1935.
L’attività terminò forzatamente quando, nel 1936, il
terreno venne requisito dal Podestà locale in cambio di
una misera cifra di rimborso senza dare altri spazi in
alternativa. Tutto il materiale invenduto fu stipato in
un magazzino chiamato il cimitero dal nonno di
Alberta che di lì a poco morì.
Varo del trabaccolo
Silvio, nel 1935. |