Se
raccogliere materiale e studiare le barche ancora in
circolazione è una operazione complessa, si pensi alla
difficoltà di estendere questa ricerca alle navi del
passato. Più ci si allontana dall’attualità, più le
informazioni si diradano e diventano incerte già nella
nomenclatura. Mancando le fonti dirette, costruttori e
relitti (tranne la galea di Boccalama),
ci si può basare solo su quelle indirette: manoscritti di
architettura navale, documenti d’archivio, iconografia e
modelli.
Siamo
all’inizio del percorso, nella fase di raccolta dei
dati: trascrivendo i manoscritti
e riproducendo e catalogando
i piani di costruzione dei quali abbiamo già redatto un
catalogo sistematico.
Seguirà poi la parte più difficile di assimilazione e
rielaborazione del materiale, in modo da produrre piani di
costruzione, modelli e repliche filologicamente corretti.
Anche in questo caso abbiamo bisogno della collaborazione
e dello scambio di informazioni con altri studiosi e
appassionati, in modo da integrare le varie
specializzazioni e stimolare il dibattito e il confronto.
La
flotta delle navi veneziane si può dividere a grandi
linee seguendo la tradizionale suddivisione dell’armata
in “sottile” e “grossa”, la prima era formata da
imbarcazioni di forma allungata che utilizzavano il
remeggio e la vela, quasi sempre latina, l’altra era
formata da navi più tonde mosse unicamente vela. A
cavallo fra le due categorie si collocavano alcune
fregate, armate con vele quadre, che potevano utilizzare
per brevi tratti, anche i remi fuoriuscenti da aperture
praticate nelle murate.
Della
flotta “sottile” facevano parte le galee, le fuste, le
galeazze, i brigantini, ecc. Della seconda I vascelli
suddivisi in vari ordini secondo le dimensioni e l’armamento,
le fregate, e le navi mercantili utilizzate a volte anche
per scopi bellici come le polacche, le marciliane, i
petacchi, le tartane, ecc. |